Scala, una maxi causa e 150 nuovi assunti

I dipendenti del Piermarini lavoravano da anni come stagionali, otterranno un contratto a tempo indeterminato. La direzione del teatro: «Dovremo discutere col Ministero su come assorbirli e ammortizzare l’incremento dei costi»

La giurisprudenza insegna e fa scuola. Dice che in una causa, il parere di un giudice, nel bene o nel male, crea sempre un precedente. Sempre. Un motivo più che valido a cui appellarsi per far valere le proprie ragioni. In questo caso quelle di 150 persone che, nel giro di un paio di mesi, vedranno trasformato il loro contratto di lavoro da tempo determinato a indeterminato. Un’assunzione a tutti gli effetti, in buona sostanza. Accade al Teatro alla Scala di Milano, dove tra aprile e giugno si deciderà il destino di oltre cento tra impiegati e operai che da anni lavorano al Piermarini con un contratto stagionale e che hanno deciso di fare causa per ottenere un posto fisso. Ma spieghiamoci meglio.
L’organico del teatro è composto da ottocento persone, numero autorizzato dal Ministero per fare altrettante assunzioni. Di fatto, per necessità produttive, sono stati siglati accordi aziendali tali da aggiungere altri centocinquanta contratti. A termine, però. «Alcuni hanno fatto causa e fra questi ci sono già delle sentenze con un giudizio favorevole del giudice - spiegano dal sindacato interno al teatro -. Per ora, sono una decina di casi». Quanto basta insomma per convincere gli altri centoquaranta a seguire la stessa strada. «Con la giurisprudenza attuale, il 99,9% per cento verrà preso - continuano dal sindacato -. È tutta gente che sta in teatro da anni con contratti a termine reiterati due o tre volte. Elemento sufficiente per fare causa, bastano tre anni di lavoro, anche meno. Al 95% sono operai e impiegati, le masse artistiche vengono prese per concorso. E comunque, la forza lavoro necessaria alla Scala sono 950 persone». D’accordo, ma un aumento così avrà pure delle ripercussioni sul bilancio del teatro, o no? Assicurano dalle organizzazioni sindacali che tutti o quasi hanno già uno stipendio e vengono pagati per undici mesi. Con l’assunzione se ne aggiunge uno soltanto e il contratto a termine è uguale a quello a tempo indeterminato.
«Dal punto di vista dell’esborso non sarà molto diverso - confermano anche dal Teatro alla Scala -. Semmai si tratterà di discutere con il Ministero come assorbirli. Sulla base della nuova legge del riassetto e riordino del settore ci saranno indicazioni nuove a proposito degli organici». Precisano dal Piermarini che al momento nella pianta organica ci sono meno di 800 assunti. «Siamo sui 730-740. Questo significa che una parte dei centocinquanta rientrerà lì e un’altra nei prossimi anni». Quello che è accaduto quindi, assicura il teatro, non è successo per un errore di distrazione, ma perché sono cambiate le norme.

Prima i teatri avevano una deroga che gli consentiva di stipulare dei contratti stagionali. Ora questa deroga non c’è più e quindi vengono trasformati a tempo indeterminato.
«Alcuni hanno fatto causa, hanno avuto successo e hanno creato un precedente, è andata così». Già, la giurisprudenza fa scuola.

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