Scala mobile impazzita, «spariscono» i gradini Un uomo cade e si ferisce

Gioia Locati

Linea 1 della metropolitana, lunedì sera. Ci sono soltanto tre passeggeri sulla lungha scala mobile che unisce la banchina dei treni a piazza San Babila. All’improvviso il nastro impazzisce: i gradini si abbassano fino a diventare alti due centimetri e ravvicinati uno all’altro da non lasciare spazio ai piedi. I passeggeri cadono, si aggrappano al corrimano. Una manciata di secondi e la scala riprende a funzionare. Sembra tutto finito con un grosso spavento. Ma l’incidente si ripete e il tapis roulant si trasforma in una trappola: «Siamo caduti di nuovo e questa volta scivolati fino in fondo - ha raccontato Giancarlo Sansoni, 75 anni, il passeggero che ha riportato più ferite degli altri ed è stato soccorso da un’ambulanza -. I gradini non c’erano quasi più e il nastro mobile andava avanti e indietro. Non si è mai fermato, si sentiva un gran fracasso e quando, al termine della nostra caduta, è arrivato l’addetto della scala mobile i gradini scorrevano ancora in modo irregolare, uno vicino all’altro». Risultato: Sansoni, medicato al Fatebenefratelli, ha avuto 45 giorni di prognosi per due fratture, una alla spalla e una al braccio destro. E poi una ferita lacerocontusa alla testa ed escoriazioni varie.

L’Atm, dopo il sopralluogo tecnico, ha replicato che «è impossibile che i gradini si appiattiscano in quel modo, altrimenti la scala sarebbe da buttare». L’azienda ha poi giustificato l’incidente: «Se qualcuno aziona indebitamente il pulsante di blocco (accessibile al pubblico) la scala si può arrestare immediatamente e può far cadere i passeggeri».

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