Politica

Scalata Antonveneta, il Gip decapita la Popolare italiana

Il giudice milanese Forleo sospende per due mesi Fiorani, Gnutti e Ricucci. I titoli restano sotto sequestro

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Per due mesi il banchiere Gianpiero Fiorani, l’imprenditore bresciano Emilio Gnutti e l’immobiliarista Stefano Ricucci non potranno firmare atti, prendere decisioni nelle società che presiedono o dei quali sono proprietari, partecipare ai consigli d’amministrazione. Il gip Clementina Forleo li ha interdetti dagli incarichi firmando un documento di 90 pagine. Stesso provvedimento per il direttore generale della Banca popolare italiana Gianfranco Boni. Non solo. Ai concertisti che avevano comprato e venduto azioni Antonveneta con 550 milioni di euro prestati dalla Popolare di Lodi, sono sequestrate le plusvalenze incassate. Sigilli quindi a quei 120 milioni di euro incassati da una quindicina di imprenditori bresciani, esclusi i fratelli Lonati che non hanno rivenduto i titoli. Gli altri invece sono nel mirino per i rapidi acquisti di azioni della banca padovana girate, secondo l’accusa, alla Popolare di Lodi.
Infine, il gip Forleo conferma il sequestro disposto settimana scorsa sul 40 per cento di azioni Antonveneta da parte della procura di Milano. Questo vuol dire che Banca popolare Italiana non ha più voce in Antonveneta e si ritrova un amministratore delegato senza poteri fino a ottobre. Tre richieste, tre sì da parte del gip Forleo che nell’atto prima ripercorre la vicenda, poi spende giudizi pesanti sugli indagati paventando anche «un danno internazionale» di immagine per il sistema italiano causato dai sistemi usati nella scalata di Bpi ad Antonveneta.
Questo atto d’accusa, durissimo, verrà sicuramente impugnato dai difensori degli imputati. «Suggerirò in maniera ferma al mio assistito - sostiene Giuseppe Frigo, difensore di Gnutti - tutte le impugnazioni necessarie contro i provvedimenti che sono stati adottati». Gli fa eco Corso Bovio, legale di Ricucci: «Il provvedimento è sproporzionato - sottolinea - soprattutto se rapportato al ruolo di Ricucci e alla luce di fatti anteriori alla riforma legislativa sulle manipolazioni del mercato». I difensori si lamentano del fatto che il provvedimento sarebbe sproporzionato anche perché «la norma non consente di ricorrere al tribunale del Riesame prima della scadenza del periodo feriale». Questo vuol dire rinviare tutto dopo la lunga pausa feriale. E quindi ripartire con la battaglia legale da metà settembre. Valutazione che sembra non tenere conto del provvedimento restrittivo della sospensione delle cariche che si potrebbe essere discusso dal Tribunale della Libertà in tempi assai brevi. E quindi già prima di Ferragosto. Ma sarà comunque difficile ribaltare la situazione dopo la perdita del cda di Antonveneta decretata dall’assemblea di Padova e la sospensione cautelare delle offerte lanciate dalla Popolare Italiana. Ma l’istituto lodigiano sembra intenzionato a giocare ogni carta e prima della decisione della Forleo a Roma, davanti al Tar del Lazio ha presentato il ricorso contro i provvedimenti con i quali la Consob ha sospeso in via cautelare l’Opa e l’Opas promosse su Antonveneta. Gli avvocati di Bpi si sono invece presentati davanti agli specialisti della Consob per sostenere le audizioni disposte, nei giorni scorsi, in tempi rapidi su volontà del presidente Lamberto Cardia.
Oggi, invece, l’attenzione sarà sulle mosse della Procura di Roma. In mattinata è infatti previsto un vertice dal procuratore aggiunto Achille Toro che dovrebbe confrontarsi con il pm Perla Lori per fissare le prossime mosse sia nell’inchiesta Unipol/Bnl, sia in quella su Antonveneta che vede già indagati sia Fiorani, sia il capo vigilanza di Bankitalia Giovanni Frasca. Si tratta di valutare gli elementi indiziari raccolti e decidere come inquadrare la posizione del governatore Antonio Fazio. Ma la decisione finale, da quanto si apprende, potrebbe anche slittare. Anche perché l’ultima parola spetta al procuratore capo Giovanni Ferrara.
gianluigi.

nuzzi@ilgiornale.it

Commenti