Lo scandalo penalizza i concessionari, i giocatori e il fisco

Il mondo del betting è preoccupato. Il nuovo scandalo sulle partite truccate rischia di condizionare il mercato delle scommesse sportive che da alcuni mesi accusa una preoccupante flessione. Nei primi cinque mesi di quest’anno gli italiani hanno giocato sui canali ufficiali 1.960 milioni contro i 2.020 puntati nello stesso periodo del 2010. Il calo si aggira attorno al 3%, ma rischia di peggiorare per la scarsa credibilità del sistema e la probabile disaffezione del pubblico. Ad aumentare la zavorra concorrono poi i problemi storici del settore: palinsesto piatto, betting-exchange ancora ai nastri di partenza, concorrenza abnorme del circuito illegale, facilità d’accesso ai siti della black-list. In questo 2011, fra l’altro, non ci saranno Europei, Mondiali e Confederations Cup a salvare la situazione in un mese morto come quello di giugno. Il trend lascia prevedere per la prima volta una raccolta in negativo dall’ingresso ufficiale delle scommesse nel nostro paese che risale al 1998. I concessionari accusano perdite nell’ordine del 4-5%. E l’Erario rischia d’incassare a fine anno una dozzina di milioni in meno rispetto al preventivato.
S’è detto e scritto che le partite manipolate sono all’incirca il 5% del totale, poche secondo i benpensanti. Non è così. Bastano e avanzano per cambiare profondamente fisionomia alle classifiche dei campionati e al destino delle squadre. Esempio. Chi mai risarcirà il Livorno, finito al settimo posto in serie B, qualora venisse penalizzata una squadra ammessa ai playoff? E poi, secondo una dichiarazione di Maurizio Ughi, consigliere delegato di Snai, «i match-truffa sono centinaia». Ma ad Aams ne sono stati denunciati molti meno. A testimonianza che la grandissima parte delle scommesse per così dire anomale non finisce ai concessionari con tanto di licenza.
La rete parallela intanto prolifera bellamente grazie al fatto che, non rispondendo ad Aams e non pagando le imposte fiscali, offre quote più interessanti e palinsesto più ricco. Secondo una stima di Agicos, ha sviluppato nel 2010 una raccolta di circa 2,5 miliardi di euro, in forte crescita rispetto al valore (1,6 miliardi) dell’anno precedente. Conti alla mano il mercato delle scommesse illegali rappresenterebbe dunque oltre la metà (il 56%) di quello legale che nel 2010 in Italia ha fatto segnare una raccolta superiore ai 4,4 miliardi di euro. Ne è consapevole anche l’Unione Europea. «Esiste un consistente mercato illegale, riteniamo che per ogni sito con licenza ne esistono più di cinque che offrono giochi senza alcuna concessione», aveva dichiarato Barnier, commissario del mercato interno, durante la presentazione del Libro Verde sul gioco online.

E allora, viene spontaneo chiedersi, perché la Corte di Giustizia Europea intende pubblicare solo ai primi del prossimo anno la sentenza che dovrebbe armonizzare le norme interne con quelle comunitarie? È ora di accelerare i lavori.

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