Scaroni: «Unire South Stream e Nabucco» Mosca dice no

L’idea di unire parte dei percorsi dei due futuri gasdotti South Stream e Nabucco - lanciata dall’ad di Eni, Paolo Scaroni - non trova per ora sponda a Mosca. «Un compromesso tra i due progetti non può esserci di principio», perché tutto al momento «si gioca a livello politico», spiega una fonte vicina a Gazprom, il colosso russo del metano che assieme a Eni ha lanciato il progetto South Stream. E a livello politico, il South Stream e il Nabucco - spinto fortemente da Bruxelles - sono «progetti che si annullano a vicenda». Sentito telefonicamente, il gruppo Gazprom al momento risponde con un «no comment».
Dal canto suo, Scaroni ritiene che i due progetti «non sono alternativi, ma complementari» e unirli porterebbe dei vantaggi legati a una «riduzione degli investimenti, dei costi operativi e ad un aumento dei profitti complessivi». L’ad di Eni ha infatti sottolineato che se da lato il South Stream cui partecipa l’Eni può contare su Gazprom e quindi sulla Russia, che è uno dei maggiori Paesi fornitori di gas al mondo, dall’altro il Nabucco, che dovrebbe trasportare 31 miliardi di metri cubi di gas dell’Asia centrale passando per Turchia, Romania, Bulgaria e Ungheria fino all’Austria nel 2020, manca proprio di un grande Paese produttore di gas.

Secondo Scaroni, l’Europa, per far fronte ai crescenti bisogni di gas naturale, dovrebbe incrementare la spesa in infrastrutture, in modo da facilitare l’approvvigionamento del gas da Paesi nuovi, come Africa, Turkmenistan e Kazakhstan.

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