Scatta la class action, famiglie più protette

L’anno nuovo regala ai consumatori italiani una chance in più per far valere i propri diritti: la «class action», ovvero l’azione collettiva per danni o inadempienze contrattuali da parte delle aziende. Soddisfatto il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola: «Anche in Italia diventa finalmente operativo uno strumento di civiltà, essenziale per la tutela dei consumatori, già attivo in altri Paesi sviluppati». Non solo: «da ora è più semplice, concreto ed effettivo l’esercizio dell’azione collettiva, poiché questa può essere avviata anche da singoli consumatori o utenti, anziché solo dalle loro associazioni». Ma è un’associazione, il Codacons, a presentare la prima class action italiana, che riguarderà il settore bancario, in particolare Unicredit e Intesa Sanpaolo.
In realtà, l’azione collettiva era già prevista dalla Finanziaria 2008, ma non era mai entrata in vigore. Ora, con le nuove regole, consumatori o utenti, che hanno patito danni derivanti da prodotti difettosi o pericolosi, oppure da comportamenti commerciali scorretti o contrari alle norme sulla concorrenza, possono unire le proprie forze per ottenere il risarcimento anche quando il ricorso al giudice sarebbe troppo oneroso per un singolo individuo. In pratica, tutti coloro che si trovano nella stessa situazione di chi ha promosso la causa, potranno aderire all’azione senza bisogno di ricorrere autonomamente a un avvocato. Il procedimento sarà snello e soprattutto consentirà di avere una sentenza immediatamente esecutiva, senza bisogno di ulteriori gradi di giudizio.
La nuova norma vale però solo per gli illeciti commessi successivamente all’entrata in vigore della cosiddetta «Legge Sviluppo», cioè al 15 agosto 2009. Restano fuori, dunque, tutti i maxi-crac del passato, a partire da Cirio e Parmalat, come ha sottolineato il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia. E proprio ieri il Codacons ha notificato due citazioni, rispettivamente ai Tribunali di Roma e Torino, «contro due colossi bancari: Unicredit e Intesa Sanpaolo», annuncia il presidente dell’associazione dei consumatori, Carlo Rienzi, spiegando che l’azione poggia sulle rilevazioni dell’Antitrust sulle commissioni applicate dalle banche sui conti correnti in rosso, giudicate troppo costose.
«Se i giudici dovessero accogliere le istanze dell’associazione - conclude il Codacons - migliaia di correntisti dei due istituti potranno aderire alla class action chiedendo di essere risarciti per le maggiori spese sostenute e senza necessità di rivolgersi al giudice. La somma richiesta in giudizio dai correntisti si calcola che sarà pari a 1 miliardo di euro per ciascuna banca».


Frenano invece Adusbef e Federconsumatori: «Sia per la delicatezza della questione e sia perché è la prima volta che nel nostro Paese si possono utilizzare strumenti simili - spiegano i presidenti delle due associazioni dei consumatori, Elio Lannutti e Rosario Trefiletti - sentiamo l’esigenza di una analisi ben più precisa, ben più approfondita e massimamente circostanziata», concludono.

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