Roma L’orgoglio pidiellino nei confronti della graffiata di Luca Cordero di Montezemolo, che venerdì aveva picchiato duro sui politici, ha il rumore del fragoroso applauso tributato a Fabrizio Cicchitto. Il quale, nel ventre del palazzo dei congressi dell’Eur dove si svolge il convegno del Pdl, infiamma la platea proprio quando parla dell’ex presidente Fiat: «In Italia c’è una piccola e una media impresa che si è sempre misurata con il mercato e la concorrenza - dichiara solenne -. C’è poi il grande capitalismo che sui suoi giornali parla di liberismo ma poi, storicamente, ha utilizzato in tutti i modi possibili lo Stato». Già qui parte il battimani e un boato di approvazione. Prosegue e si fa più esplicito, Cicchitto: «Per cui rinviamo al mittente certe osservazioni fatte ieri da Montezemolo. Se c’è una cricca e una casta, il posto d’onore va ad alcune aziende chimiche, automobilistiche e ad alcune banche. Se andiamo a vedere come sono stati sfruttati lo Stato italiano e le risorse pubbliche, chi viene dalla Fiat non può venire a darci lezioni». E qui Cicchitto è costretto a urlare nel microfono perché il pubblico si spella le mani e qualcuno si alza perfino in piedi.
Nella giornata in cui si celebra l’unità del Pdl, con la minoranza del partito latitante, Fini riesce nel miracolo di saldare le antiche correnti di via della Scrofa. In funzione anti-Fini, con ampi richiami alle radici della destra ma nel perimetro del Pdl, va in scena l’unione degli ex colonnelli, sintetizzata nella frase di La Russa: «Io, Alemanno, Gasparri, Matteoli: mai stata tanta coesione come oggi». Tutti a ribadire «no» agli ammiccamenti a sinistra, «sì» al dibattito interno ma quando si decide si decide. Parlano Gasparri, Bondi, La Russa, Matteoli, la Santanchè. La Meloni perfino commuove. Ma uno degli interventi più applaudito è quello dell’ex socialista Cicchitto quando replica a Montezemolo. E ieri in molti si sono messi in scia del capogruppo Pdl alla Camera.
Il ministro Rotondi, per esempio, che si dice «lieto se Montezemolo entra sul ring dove i pugni si danno e si prendono. Finora da lui li abbiamo solo presi: la soap opera sulla casta è invenzione sua». Pure il ministro del Welfare Sacconi risponde a Montezemolo, citando Seneca: «Non esiste vento favorevole per un marinaio che non sa dove andare». Poi gli rinfaccia scarsa fermezza quando, nel 2004, la «sua» Confindustria non portò a termine la riforma dei contratti: «Non ha avuto il coraggio di decidere, non è mai riuscita ad affrontare la riforma del modello contrattuale nel nome del veto della Cgil». Pure il ministro dell’Economia Tremonti punzecchia l’ex leader confindustriale: «Vi do due notizie: non scendo in campo e non vi parlo di politica. La prima è vera, la seconda è falsa». Insomma, l’accusa di Montezemolo alla politica, «unica discarica che funziona perché ricicla i politici trombati», non è piaciuta proprio.
La sortita del «ring» continua ad appassionare tutti, anche l’attuale presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. La quale però preferisce tenere ben distinti i due campi: «Ognuno deve fare il suo mestiere e il tema non è quello di salire sul ring della politica. Il nostro ring è quello della sfida competitiva. Pungoliamo fortemente la politica, facciamo proposte alla politica, ma questo non vuol dire che dobbiamo entrare sul ring della politica. Se altri fanno questa scelta è una scelta politica».
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