Scattate altre quindici perquisizioni

Dopo gli arresti, scattano le perquisizioni. La lunga partita a scacchi fra gli investigatori e i dirigenti della Popolare di Lodi sembra arrivata alle mosse finali. Un battaglione di finanzieri bussa a una quindicina di indirizzi, cominciando dai piani alti dell’istituto di credito: i primi a ricevere le visite dei militari sono il presidente della Popolare Italiana Giovanni Benevento e il vicepresidente Desiderio Zoncada. Ma l’elenco è lungo e segue una geografia accidentata che parte da Lodi, epicentro dello scandalo, e arriva fino in Svizzera, alla Bpl Suisse». In serata la polizia del Canton Ticino fa sapere che «si è proceduto a ordinare la perquisizione e il sequestro di numerose operazioni bancarie presso svariati istituti di credito ticinesi».

La giornata è un lungo bollettino di guerra, continuamente aggiornato, fra conferme e smentite; i magistrati milanesi procedono a tappeto e le indicazioni date al Nucleo provinciale della Gdf sono eloquenti: si cercano «documenti, agende, contratti, appunti, file informatici e ogni altro genere di documentazione». Si procede su più livelli, illuminando anche figure apparentemente marginali, ma in realtà molto interessanti per l’indagine.

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