di Alan D. Altieri
«Fine del mondo»: concetto, mito, leggenda vecchio quanto luomo. Eppure sempre attuale e costantemente aggiornato sia dalla psicologia di massa che dalla cultura popolare. Dalle incisioni pre-sumeriche sulla «grande onda» che tutto sommerge (mito del Diluvio) alla sequenza di montaggio che conclude il (brutto) remake di Ultimatum alla Terra (lintera baracca che si ferma), la «fine del mondo» è inevitabilmente, eppure non così contraddittoriamente, spaventosa e agognata, agghiacciante e seducente. Aggiustamento di tiro: «Apocalisse» significa «rivelazione». In materia di «fine del mondo», al posto di «conclusione apocalittica» è quindi più sensato dire «catastrofe su estrema scala». Ulteriore aggiustamento di tiro: un «Evento Livello Estinzione» (acronimo: ELE) non sarebbe comunque lannientamento planetario totale bensì unestinzione di massa della (quasi totalità) delle specie viventi. Questo non significa che nel mondo post-ELE la vita sia scomparsa. Semplicemente sarebbe di tipo diverso.
Tornando alla realtà del mondo attuale, più che di «fine del mondo» è bene parlare di «fine di un ciclo». La storia umana, dal crollo dellimpero romano alla Morte Nera della metà del 300, alla Seconda Guerra Mondiale, ha visto la fine di molti cicli. Una «Apocalypse right now» potrebbe quindi essere assimilabile alla conclusione (traumatica) dello stile di vita al quale siamo abituati da circa cinquantanni. Ciò premesso, giusto per gettare benzina sul rogo deglincubi quotidiani, ecco due scenari «fine di un ciclo» che potrebbero non essere così sballati:
1) Guerra nucleare in Medio Oriente & mega oil-shock. Innesco: attacco preventivo da parte di Israele contro i siti nucleari iraniani con uso di armi nucleari «tattiche». Effetti militari immediati: consistenti perdite militari e civili (danni collaterali), estesa contaminazione radioattiva di zone dellIran, contro-attacco (convenzionale) dellIran contro Israele, attacchi terroristici in Irak e Afghanistan contro le forze occidentali. Effetti militari estesi: coinvolgimento militare diretto degli Stati Uniti, estensione del conflitto a Siria e Giordania, contraccolpi nel mondo islamico (recrudescenza del terrorismo, instabilità sociale, crollo di governi «moderati»), distruzione per rappresaglia delle strutture petrolifere nellintera area, incluse piattaforme, oleodotti, raffinerie, etc. etc. etc. Effetti economici estesi: shock petrolifero planetario, impennata (senza limite superiore) del costo del petrolio, collasso verticale dei mercati azionari, fallimento di banche su scala mondiale, depressione mondiale, demolizione dei mercati, disgregazione sociale e politica, etc. etc. etc.
2) Pandemia a elevata infettività/letalità. Innesco: diffusione planetaria di un virus «a salto di specie» (vedi H5N1, e H1N1a) di estrema aggressività, ad esempio 50 per cento di infettività, 25-30 di letalità, incubazione 12 ore, decesso 24-36 ore. Effetti immediati (solo quadrante italiano): entro due settimane dai primi casi, da un terzo a metà della popolazione italiana sarebbe infetta (da 20 a 30 milioni di casi). Entro un mese, da un quarto a un terzo della popolazione sarebbe deceduta. Nessuna struttura, neppure a lestrema militarizzazione, sarebbe in grado di reggere a una simile crisi. Alla demolizione di qualsiasi ordine politico, sanitario, sociale, seguirebbero blackout energetico, saccheggi, brigantaggio, assassinio su vasta scala, aumento dei decessi e del contagio in spirale auto-accelerata. Effetti estesi: ulteriore collasso demografico, sorgere di comunità fortificate, neo-feudalesimo. La lista di scenari di cui sopra può naturalmente continuare includendo tempeste solari (cfr.
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