(...)le prostitute «libere» dei caruggi.
Lordinanza di chiusura dei bassi ha già spento una candelina, a detta della giunta comunale appariva come la panacea di tutti i mali. In realtà il problema della prostituzione è tuttaltro che risolto. E il tentativo di farlo spostare dalla strada è naufragato. Effettivamente loperazione gestita da due squadre della polizia municipale, una del settore ambiente, laltra del Nucleo di polizia Giudiziaria, in collaborazione con Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, qualche risultato lo portò: 40 i locali chiusi in poco più di un mese con molti proprietari che si auto denunciarono ancora prima di ricevere i controlli. Il testo del documento recita: «É vietato allestire e mantenere locali posti al piano strada e non già destinati a residenza, in condizioni idonee a consentire lespletamento di funzioni abitative, cioè attrezzate come camere da letto, soggiorni, sale da pranzo e cucine». Regnò limperativo: chiudete. Dalla vetrina delle lucciole a quella degli artigiani per evitare la ghetizzazione dei vicoli.
Il provvedimento non ha risolto il problema. Spostandolo solo di un piano. Perché se i bassi sono sigillati le strade appaiono ancora piene di donne, giovani e meno giovani, pronte a vendere il loro corpo: non più in un seminterrato ma al primo o secondo piano di un palazzo. Basta passeggiare proprio sotto via Garibaldi, dove ha sede il Comune di Genova, per rendersi conto di come «Bocca di rosa» non abbia deciso di cambiare mestiere. In via della Maddalena, tra un panettiere e un barbiere, il negozio di scarpe e quello di kebab, non cè ingresso di palazzo che non abbia donne in abbigliamento provocante pronte ad ammiccare al passaggio di ogni maschio attraente o meno. Così se ne ritrovano in vico Gattagà, vico della Galera, fino a vico dietro il Coro della Maddalena. Pronte a fare schiocchare le labbra appena ci si avvicina, ad urlarti «baby, vieni con me», per attirare lattenzione. Tengono la musica bassa per ingannare lattesa, ne trovi di isolate ma anche diverse che fanno gruppo prendendo in giro gli uomini che non si fermano davanti alle loro avances. La quasi totalità è di origine straniera (soprattutto sudamericane e nordafricane) ma chissà se sono donne sfruttate dalla tratta o quelle che lamministrazione di palazzo Tursi definisce prostitute «libere», le vere sentinelle del centro storico? Lamministrazione con loro siglò un patto dintesa messo a punto dagli assessori Francesco Scidone e Roberta Papi che riconosce la prostituzione non come problema sociale da reprimere, ma come una scelta che può migliorare la vivibilità del centro genovese. Tanto che lamministrazione è pronta a mettere a disposizione una speciale attività di ascolto da parte della polizia municipale che possa recepire le lamentele delle operatrici di strada e intervenire su loro segnalazioni anche per problemi che riguardano lo svolgimento della loro attività «professionale».
Le «sentinelle» del territorio, però, dovrebbero avere un ruolo preciso e soprattutto seguire regole precise come labbigliamento che deve evitare nudo o provocazioni, astenersi da schiamazzi, non invitare gli uomini che passano per strada. Passeggiando per i caruggi, ci si rende conto che quasi nulla di questo viene rispettato. Te ne accorgi scendendo per vico del Pelo, vico San Luca e vico delle Mele. Oppure nella zona delle Vigne, proprio a pochi metri da dove ha sede il circolo Pd del centro storico, dove cè anche chi, mentre passeggi, ti segue indicandoti il tariffario delle prestazioni.
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