Lorenzo Corti
Il nuovo anno ha lasciato sul terreno molte incertezze che avranno implicazioni sui mercati finanziari: dai negoziati sulla Brexit ai futuri scenari politici in Europa, dalle decisioni in campo economico e finanziario che verranno adottati dall'Amministrazione Trump all'andamento delle materie prime (e del petrolio in particolare) e dell'inflazione. Si tratta di incertezze rese ancora più problematiche dal fatto che i tassi di interesse sempre più bassi e le manovre ultraespansive delle Banche centrali occidentali (pensati per far ripartire i consumi) hanno mostrato i loro limiti. Ecco perché sembra sempre più necessario un riassetto delle politiche che partano dalle riforme strutturali, soprattutto in Europa. Nel frattempo, le Banche centrali hanno alimentato l'idea che siano i Governi a stimolare l'economia tramite le politiche fiscali. Ma è anche vero che i livelli di indebitamento raggiunti sono tali da non consentire un ricorso a politiche fiscali ultraespansive nonostante ero il debito globale sia diventato più conveniente da finanziare grazie ai tassi ai minimi storici.
Secondo Bob Jolly, head of global macro strategy di Schroders, negli Usa l'inflazione ha ancora spazio per salire ulteriormente, mentre il dollaro può apprezzarsi leggermente. «Dobbiamo essere sempre più selettivi e decidere se adottare una visione rialzista sull'economia Usa grazie al cambio valutario o se rimanere più difensivi nei confronti dei Treasury bond», puntualizza Jolly il quale, relativamente al segmento delle obbligazioni societarie, i cambiamenti a livello di tassazione che intende introdurre Trump potrebbero evitare ulteriori indebitamenti, il che ovviamente rappresenta un segnale positivo per gli investitori sia in obbligazioni investment grade che in bond high yield.
«È probabile che ci sia una maggiore divergenza sia tra le maggiori economie mondiali e le economie emergenti, e sia tra le aziende capaci nell'adeguare il proprio modello di business al nuovo contesto economico e le imprese che non riusciranno a farlo», sostiene Jolly, Che reputa improbabile il ritorno a rendimenti reali e nominali in territorio negativo come
quelli visti nel corso dell'estate del 2016. Al tempo stesso, però, è altrettanto improbabile che i rendimenti tornino sui livelli ai quali gli investitori si erano abituati prima dello scoppio della crisi finanziaria.LC
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