Scudo, Berlusconi: "Nessuno può ricattarmi"

Il presidente del Consiglio: "Non mi farò logorare sulla giustizia. Nonostante la persecuzione giudiziaria nei miei confronti sono andato avanti quindici anni. E sono ancora qui". Il Quirinale prende tempo sugli affondi di Fini. Futuro e libertà si schiera con l'opposizione ma l'agguato al governo fallisce

Scudo, Berlusconi: "Nessuno può ricattarmi"

Roma - «Sono andato avanti quindici anni senza alcuno scudo e sono ancora qui. Se non vogliono prendere atto che nei miei confronti è in corso da tempo una persecuzione giudiziaria senza precedenti si accomodino pure. Di certo sulla giustizia non mi farò né ricattare né logorare». Se in pubblico Berlusconi preferisce non parlare, in privato il Cavaliere si limita a fare spallucce. E si scompone davvero poco quando nel suo studio di Palazzo Grazioli rimbalza lo stop di Fini che chiude ogni trattativa sul Lodo Alfano costituzionale.

Il fastidio, invece, è tutto per quella che il presidente della Camera considera «attività di dossieraggio» in combutta con «i servizi deviati» da parte di alcuni quotidiani che qualche agenzia di stampa definisce un po’ troppo allegramente «di famiglia». D’altra parte, sottolinea in privato il premier non senza un certo sdegno e respingendo ogni addebito, il documento di Santo Domingo ieri era in prima pagina persino sul Corriere della Sera ed è stato pubblicato martedì da due quotidiani dei Caraibi, il Listin Diario e el Nacional.
Dopo una flebile tregua, insomma, il termometro dei rapporti tra Berlusconi e Fini torna a segnare temperature siderali. In verità, niente di nuovo. Perché sul tavolo che si è aperto in questi giorni tra Ghedini e la Bongiorno il Cavaliere non ha mai riposto molte speranze, convinto com’è che ormai da due anni l’unico obiettivo di Fini sia quello del logoramento. Convinzione, ragiona nelle sue conversazioni private, che trova conferma nel fatto che da settimane i finiani assicurano il loro voto sui cinque punti programmatici salvo poi ripetere come un mantra che si dovrà trattare su ogni passaggio parlamentare. Insomma, chiosa con i suoi il premier, non vogliono assumersi la responsabilità di levare la fiducia al governo ma annunciano la guerriglia.

E il voto di ieri sull’autorizzazione all’uso delle intercettazioni a carico dell’ex sottosegretario Cosentino a Palazzo Grazioli viene visto come una sorta di prova del nove. Il Fli, si ragiona a via del Plebiscito, si è infatti schierato con l’opposizione e ha deciso per il via libera insieme a Udc, Pd e Idv. D’altra parte, proprio durante la sua visita a Taormina di qualche giorno fa, Berlusconi non aveva perso occasione per ironizzare sulla neonata giunta siciliana dove il Fli ha deciso di appoggiare il governatore Lombardo insieme all’Udc di osservanza casiniana e al Pd. E la terza convergenza con il partito di Bersani, prevedono nell’entourage del Cavaliere, arriverà a breve sulla mozione per il pluralismo dell’informazione che ha come obiettivo il direttore del Tg1 Minzolini.

I margini per ricomporre il quadro, insomma, sono sempre restati stretti. Anche se non c’è dubbio che da ieri la situazione sia tornata a livelli critici. Con la terza carica dello Stato che accusa esplicitamente il presidente del Consiglio di dossieraggio attraverso l’uso dei servizi. Il premier tace e ai suoi dice di non essere «un garantista a corrente alternata». Ma il silenzio più forte è quello del Quirinale che si trincera dietro un no comment nonostante il poderoso scontro istituzionale in corso e i buoni rapporti con l’inquilino di Montecitorio. Prima di una presa di posizione, è l’aria che si respira sul Colle, è necessario un approfondimento sulle carte di Montecarlo e Santo Domingo.

A Palazzo Grazioli, però, gli occhi sono puntati anche sul caso Cosentino. Il voto, infatti, non è di facile lettura visto che la Camera si è espressa a scrutinio segreto. Di certo non sono passati inosservate le assenze dei dissidenti dell’Udc e di alcuni esponenti del Misto e dell’Api. Tutti possibili voti a sostegno del governo quando il 29 settembre il Cavaliere si presenterà alla Camera. La sensazione, dunque, è che le possibili new entry abbiano preferito rimanere coperte. Un’eventualità concreta se è vero quel che si dice ai vertici di via dell’Umiltà.

I coordinatori del Pdl, infatti, sono convinti che la prossima settimana il governo otterrà l’autosufficienza dal Fli e dall’Mpa. Lunedì il pallottoliere segnava 320 voti a favore, ieri è sceso a 319. Comunque tre in più della fatidica quota 316.

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