Roma Arriva il «voto» in condotta e la sospensione anche per presidi e docenti. Non verranno tollerati comportamenti che possano danneggiare l’immagine della scuola e più in generale di tutta la pubblica amministrazione da parte del personale scolastico. E ai presidi viene dato il potere di sospendere direttamente il docente che passa il limite.
Il rispetto della disciplina dunque non riguarda più soltanto gli studenti perchè anche il ministero dell’Istruzione ha recepito il cosidetto «Codice Brunetta», ovvero l’insieme di norme disciplinari che regolamentano il comportamento dei dipendenti dell’amministrazione pubblica.
Il giro di vite è più duro per i presidi sottoposti allo stesso trattamento di tutti i dirigenti pubblici da quando il 21 ottobre scorso anche il sito dell’Istruzione ha pubblicato il codice disciplinare. I dirigenti scolastici d’ora in poi dovranno fare molta attenzione a dichiarazioni pubbliche e interviste visto quanto stabilisce l’articolo 11: «Il dipendente si astiene da dichiarazioni pubbliche che vadano a detrimento dell’immagine dell’amministrazione». Lo stesso articolo però garantisce a tutti i dipendenti pubblici il diritto «di esprimere valutazioni e diffondere informazioni a tutela dei diritti sindacali e dei cittadini».
Chi viola il codice rischia la sospensione dall’incarico ed il blocco dello stipendio fino a sei mesi. I presidi dovranno fare attenzione anche a come si comportano con professori, bidelli e genitori degli alunni. Si rischia la multa anche in caso di mancata applicazione delle norme di sicurezza o se non si espone la targhetta sulla porta dell’ufficio.
A decidere l’eventuale sanzione sarà il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale, ovvero l’ex provveditore.
Il codice entra in vigore per i dirigenti ma il ministero domani emanerà un circolare in materia disciplinare che allarga il campo d’azione del codice anche ai docenti.
Che cosa cambia? Per quanto riguarda le sanzioni più “lievi“ le competenze passano dagli organi collegiali (consiglio di istituto o consiglio di circolo) al preside che potrà intervenire direttamente sul docente che non rispetta il codice di comportamento con sanzioni che vanno da una sorta di “ammonimento“ verbale alla sospensione fino a dieci giorni. Sospensione che comporta anche il blocco dello stipendio per tutto il periodo.
Se invece si ritenesse necessario intervenire in modo ancor più drastico a questo punto sarà ancora una volta il direttore dell’Ufficio scolastico regionale a dover prendere la decisione finale.
Le sanzioni arrivano fino al licenziamento per motivi disciplinari. I casi contemplati sono quelli che possono danneggiare gravemente la pubblica amministrazione. Ad esempio una falsa attestazione della presenza in servizio, un’assenza prolungata priva di giustificazione, la falsificazione di documenti, condotte gravi ed eventuali condanne penali subite. Per questo ultimo caso vengono in mente i casi di personale della scuola coinvolto ad esempio in inchieste che riguardano abusi sui minori per i quali deve immediatamente scattare almeno la sospensione dal servizio in attesa del processo e della sentenza. In questi casi infatti ora il procedimento disciplinare potrà essere comminato anche in pendenza del procedimento penale.
Esiste il rischio, paventato da alcuni sindacati, che il dirigente scolastico possa esercitare un’azione di censura rispetto al docente? Sicuramente non per quanto riguarda la sua autonomia di insegnante, tutelata dalla Costituzione. Nella circolare infatti si specifica che il preside «deve in ogni caso assicurare che l’esercizio del potere disciplinare sia effettivamente volto alla repressione di condotte antidoverose dell’insegnante e non a sindacare neppure indirettamente l’autonomia della funzione docente».
La Gilda degli insegnanti però protesta perchè, spiega, la circolare non fa alcun riferimento alla responsabilità dei dirigenti scolastici nel caso in cui infliggano ai docenti sanzioni ingiuste e dunque chiedono venga inserita una norma in questo senso.
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