Londra - La scuola inglese è in crisi e il governo annuncia cambiamenti radicali. Più di duecento tra le peggiori scuole elementari verranno chiuse il prossimo anno e trasformate in Accademie. L’ha annunciato ieri il ministro dell’Educazione Michael Gove spiegando che questo nuovo tipo di istituzione, a metà tra la scuola statale e quella privata, potrà ottenere risultati decisamente migliori delle attuali scuole pubbliche. In questo momento nel Paese ci sono 21mila scuole e 347 sono già delle accademie, ma dal luglio scorso, da quando cioè è passata la legge di riforma sull'argomento, le richieste per diventare accademie si sono moltiplicate.
In realtà l’idea era stata del passato governo laburista che su questo tema si era scontrato a lungo. Sotto la guida dei conservatori invece, la proposta è stata accolta con entusiasmo ed ora si avvia a divenire una realtà. La verità è che in Gran Bretagna il sistema scolastico primario è caotico e inefficiente. Docenti e insegnanti sono costretti a preoccuparsi più di raccogliere fondi per sopravvivere che della preparazione degli alunni. Le classi diventano ogni anno più affollate con una media di trenta studenti per classe. La rivolta italiana di questi giorni per le famose classi-pollaio agli inglesi strapperebbe più di qualche indulgente sorrisetto.
Sommersi dalle scartoffie da riempire e dai corsi extra, i docenti portano a termine il curriculum statale con poco successo e alla fine un ragazzino di 11 anni arriva alla scuola media oppresso da un’insicurezza cronica anche nelle materie più importanti come la matematica e l’inglese. Gli errori d’ortografia non si contano, spesso gli alunni non hanno mai fatto un dettato e le moltiplicazioni con tre cifre sono un pianeta inesplorato. Il passaggio alle scuole secondarie è un trauma. E la famiglia media inglese vive ossessionata dal problema dell’istruzione. In terza elementare la metà dei bambini è costretta a fare lezione con un tutor e molte famiglie s’indebitano per garantire ai figli l’accesso ad una delle tante e costosissime scuole private che funzionano perfettamente e garantiscono un’ottima istruzione. Tanto che per entrare non basta essere in grado di pagare la salatissima retta; prima lo studente deve passare un rigido esame di ammissione per il quale ci si prepara già alle elementari con delle apposite ripetizioni, dato che il livello di insegnamento statale non è all’altezza. Molti ragazzini italiani, avendo già frequentato la scuola elementare, superano invece questi test senza alcuna difficoltà. Le accademie secondo il governo assicurerebbero standard di preparazione più elevati. Resterebbero finanziate con fondi pubblici, ma potrebbero gestirli autonomamente anziché dipendere dalle amministrazioni locali. Potrebbero modificare l’orario delle lezioni e il programma e assumere direttamente insegnanti e assistenti migliori offrendo, se necessario, stipendi più alti. Il sindacato degli insegnanti ha però definito la decisione del governo «inaccettabile» ed è sceso sul piede di guerra sostenendo che sia una mossa destinata a spalancare le porte alla privatizzazione. «Si tratta di un esperimento inaudito - ha tuonato il segretario del sindacato Christine Blower - chiudere semplicemente le scuole e rimpiazzarle con le accademie non avrebbe l’impatto promesso e creerebbe soltanto confusione e stress tra insegnanti, genitori e alunni. Sarebbe invece auspicabile che scuole e autorità locali collaborassero per risolvere il problema».
Il ministro Gove però non ha intenzione di fare marcia indietro. «Le scuole secondarie già trasformate in accademie hanno prodotto risultati eccellenti, snellendo finalmente la pesante prassi burocratica che pesa totalmente sulle spalle degli insegnanti» ha ribadito. E una parte di loro già supporta la riforma consapevole di una situazione divenuta insostenibile.
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