Scusi, ha «Sequestro di un uomo» di Primo Levi?

Ma com’è questo Tre metri sotto terra di Moccia? Funereo, verrebbe da rispondere. E che dire invece alla signora che chiede: «Mi servirebbe Quer pasticciaccio brutto di via Teulada di Gadda»? Che ha perfettamente ragione, a via Teulada di pasticciacci brutti se ne sono visti tanti. Queste e altre perle sono raccolte in uno stupidario davvero divertente, curato dall’agenzia letteraria Grandi & Associati, con prefazione di Stefano Tettamanti, che di Laura Grandi è socio e amico da anni. Nelle 112 pagine del volumetto Il fu Mattia Bazar e altre storie di libreria (edito da Orme editori) sono raccolte le chicche più belle di una quarantennale frequentazione degli autori con «librai, commessi di libreria, rappresentanti editoriali, autori, editori, agenti letterari, lettori e aspiranti tali». Non tutte sono state ascoltate direttamente dai curatori.
Alcune sono state segnalate dalla rivista Effe diretta da Giovanna Zucconi, altre sono riprese da due libri: Non ne ho la più squallida idea di Stefano Bartezzaghi (Mondadori, 2005) e Le pistole di Cicerone di Alessandra Casella e Davide Tortorella (Baldini&Castoldi, 1994). Altre ancora vengono dall’esperienza sul campo di Andrea Cane, Andrea Guglielmino, Lele Lomazzi, Fabio Masi, Fabio Zaio e altri librai. Scrive Tettamanti: «Va da sé che questa specie di stupidario dotto non nasconde intenti sociologici, tentazioni moralistiche e tantomeno volontà di dileggio. Il suo scopo profondo è uno solo: dimostrare che le librerie sono posti allegri e accoglienti in cui si pratica la tolleranza».
Senza sprecare altre parole, ecco una scelta: «Si intitola Tutte le poesie, ma non so l’autore. Lo avete?». «Fenomenologia sotto spirito di Kant lo trovo in filosofia, vero?». «Avete i libri della Sarah Mago?». «Voglio un romanzo di saggistica». E poi c’è chi cerca l’introvabile: I malori del giovane Werther, un’edizione scolastica dello Zabaione di Leopardi, Il Candido di Volterra, Zampa bianca di Jack London, il Feretro di Platone, Danubio di Magritte, Il morbo di Alzheimer di Patrick McGrath, Il ritratto di Doris Day di Oscar Wilde, Ladri di mutandine di Andrea Camilleri, i Vangeli ipocriti, Il giovane Golden di Solingen, Stern di Rigoni Mario, Zio Vanni di Cechov, Sequestro di un uomo di Primo Levi (che diventa anche Se questo è un uovo), Il barone ruspante di Calvino (altre versioni: Barbone rampante, Barone rampicante), sempre di Calvino c’è chi cerca Braccobaldo.


Se dovessimo creare una categoria di imperdibili, dovremmo inserirci di diritto La pastorella americana di Philip Roth, il Gattosilvestro di Victor Hugo, la sagra del Signore degli agnelli e Il vomito di Jean Paul Sartre. E per finire c’è anche chi chiede Manifesto del Partito Comunista e poi si stupisce: «Ma questo è un libro, io volevo il poster...».
Saranno tutte vere? Se anche fossero inventate, complimenti al buontempone.

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