Se i politici fanno un passo indietro

I direttori della Festa, essendo cinque, hanno molto parlato. Tanto che a un certo punto Mario Sesti, già protagonista di un precedente incontro stampa, ha ironicamente autorizzato l'uditorio ad «abbatterlo» se avesse superato i 4 minuti. Li ha superati. In compenso non s'è vista la solita passerella dei politici e degli sponsor. Sarà l'aria che tira, quel venticello crescente di insofferenza nei confronti degli amministratori locali che smaniano per apparire. Così, a evitare inopportuni sbadigli, ha parlato solo Veltroni, il cine-sindaco per il quale tra la Festa e la Mostra c'è solo «un conflitto virtuoso», sicché la supposta guerra sarebbe «un pessimo costume nazionale», eccetera. Gasbarra e Marrazzo (Provincia e Regione) neanche sono venuti, Mondello e Abete (Camera di commercio e Bnl) sì, ma per restare in platea. Pure Bettini, naturalmente chiamato solo per nome, Goffredo, non ha proferito parola: l'aspettava a mezzogiorno una delicata votazione al Senato, dove i numeri sono quelli che sono. S'intende che la scelta del basso profilo politico non è casuale.

L'hanno accuratamente messa a punto Veltroni & Bettini, magari per segnare una differenza di stile rispetto all'anno scorso, forse per suggerire un quieto distacco dalla Festa, visto che per entrambi si profila un futuro alquanto gravoso sul fronte dell'erigendo Pd. Anche se, a pensarci bene, la compagnia resta la stessa: da Scola a Ozpetek, da Placido all'Archibugi, da Calopresti a Ghini, sono tutti nelle liste per Veltroni.

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