Se l’investigatore indaga sotto coperta

Dallo yacht Polyantha di Edgar Wallace alle avventure dei personaggi di Agatha Christie, fino al Camilleri più inedito, con un Cecè Collura, amico di Montalbano, che diventa protagonista

Le gite in barca con delitto hanno costituito uno spunto narrativo perfetto per i giallisti fin dagli esordi della narrativa poliziesca. Infatti, le imbarcazioni sono luoghi chiusi, perfetti, isolati. Gli assassini possono qui agire indisturbati, mescolandosi fra le decine di passeggeri, possono approfittare di zone buie e scarsamente illuminate per le loro azioni. I criminali sfruttano i parapetti dai quali è facile far cadere in mare le ignare vittime, sanno che ben di rado la polizia potrà intervenire in maniera efficace e repentina fra i flutti dell'oceano e questo sicuramente permetterà ai delinquenti di farla franca. Già un pioniere come Edgar Wallace ne La nave dei misteri (1926) imbarcava la giovane disoccupata canadese Penelope Pitt sullo yacht Polyantha su richiesta dei coniugi Arthur e Cinthia Dorban, una coppia che nascondeva più di un segreto e trasformava la trasferta marina della ragazza in un vero e proprio incubo. Ma anche alcuni suoi contemporanei italiani, che erano entrati con entusiasmo sul mercato grazie al successo della collana I Libri Gialli Mondadori, siglavano prima dello scoppio del conflitto mondiale thriller marinari di successo. Stiamo pensando all'Alessandro De Stefani de La crociera del Colorado ma anche al Gastone Simoni che siglava un trittico doc composto da Battaglia a babordo, Navi sommerse e Bandiera gialla. E se nel 1940, per un soffio il mago del brivido Alfred Hitchcock non realizzò un film sulla tragedia del Titanic commissionatogli in un primo tempo dal produttore David O' Selznik, a lui si deve il non meno inquietante I prigionieri dell'oceano (1944) che ci racconta le vicende di un gruppo di superstiti di una nave americana silurata dai tedeschi. In poche ore i naufraghi cominceranno a odiarsi fra di loro e scopriranno che proprio sulla barca potrebbe celarsi il responsabile dell'affondamento della loro nave e inizierà una dura lotta per la sopravvivenza.
È curioso pensare che Assassino a bordo sia uno dei titoli più frequenti dati ai gialli di ambientazione marinara, crociere che di volta in volta hanno visto per protagonisti al cinema e in televisione personaggi come Miss Marple, Jessica Fletcher (la Signora in Giallo) e Colombo. Ma la palma assoluta dell'originalità in questo campo di indagini va data ad Andrea Camilleri che fra il luglio e il settembre del 1988 pubblicò otto storie sul quotidiano La Stampa che avevano per protagonista Vincenzo (Cecè) Collura, poliziotto amico di Montalbano che dopo essere stato ferito gravemente al fegato durante una rapina in banca, riavutosi dai terribili postumi ospedalieri sceglie di diventare commissario di bordo di una nave da crociera. E Collura che «non era omo d'acqua ma di terra ferma» deve così vivere su una nave che rappresenta per lui «un piccolo paese provvisorio e in movimento». Qui la giustizia è al servizio di clienti che hanno pagato un salatissimo e costosissimo biglietto e che pretendono spesso dal buon Cecè l'impossibile, essendo lui l'unico tutore della legge a bordo.

Questa serie di storie è stata raccolta in un piccolo volume intitolato Le inchieste del commissario Collura edito dalla Libreria dell'Orso e una di esse, «Il fantasma della cabina» è stato anche trasformato in una fortunata opera da camera su musiche di Marco Betta e fra i sogni nel cassetto di Andrea Camilleri c'è quello di costruire in futuro una nuova storia in cui il suo commissario Montalbano possa reincontrare l'amico Cecè Collura, magari proprio in crociera.

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