Felice Manti
da Milano
La legge Biagi trova altri difensori, cifre alla mano. Secondo una ricerca condotta dalla società Msc (Management, consulting & selection) condotta su un campione di 100 responsabili delle risorse umane, una «drastica revisione» della riforma del lavoro approvata dal governo Berlusconi porterebbe a una riduzione delle assunzioni. Il sondaggio, realizzato nei giorni scorsi dalla società di ricerche del gruppo Adecco, porta alla luce le forti preoccupazioni delle aziende, che sarebbero anche disposte a sopportare «costi più elevati» pur di mantenere in vita i contratti flessibili introdotti dalla legge che porta il nome del giurista ucciso dalle Br.
«La ricerca è stata fatta su un ampio spettro di società, dal settore farmaceutico alle multinazionali, da quello metalmeccanico alla grande distribuzione - dice Antonio Rispo, amministratore delegato della società che lha condotta - e dunque è sufficientemente rappresentativa. Dal sondaggio emerge che questa legge ha dato risultati molto positivi, secondo il 98% degli intervistati. Non solo le aziende, ma anche i lavoratori hanno avuto una possibilità che prima non cera: quella di fare esperienza per un periodo di tempo sufficientemente lungo per mettersi in mostra».
Secondo la ricerca, infatti, uno dei meriti della legge Biagi è stato quello di «scoprire i talenti» (per il 68%) e di «testare» sul campo le capacità dei neolaureati (63%), che arrivano nel mondo del lavoro senza lesperienza che tante aziende vorrebbero. «Un altro aspetto positivo della legge del quale però si parla pochissimo - sottolinea Rispo - è il reinserimento dei senior (47%) rimasti senza lavoro. È stata proprio la crisi degli over 45 a ingessare ulteriormente il mercato del lavoro. Questa fascia detà è riuscita a reintrodursi efficacemente grazie ai famosi contratti a progetto previsti dalla legge». Senza questa flessibilità, stando ai numeri, lassunzione di nuovo personale, giovane e meno giovane, sarebbe seriamente compromessa.
Quello che emerge dal sondaggio è che la legge Biagi è certamente migliorabile. Per il 52% dei responsabili delle risorse umane è però necessario lasciare immutata «la struttura della riforma», mentre il 17% è disposto ad accettare leliminazione di figure contrattuali come staff leasing (lavoratori in affitto) e job on call (lavoro su chiamata), che peraltro sono utilizzate da appena il 2% delle aziende.
Ma la ricerca dice anche che pur di difendere lattuale impianto della legge Biagi, Il 71% delle aziende sarebbe disposto ad accettare «maggiori costi sul lavoro flessibile». Affermazioni che smontano senza pietà limpianto di riforma annunciato in campagna elettorale dal leader dellUnione Romano Prodi.
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