Se la sinistra censura anche gli scienziati amici

Sui media anti Cav solo comaprse. Dalla Hack a Veronesi, per i veri tecnici non c'è alcuno spazio

Se la sinistra censura anche gli scienziati amici

Diceva Richard Robert Ernst, Nobel per la Chimica: «Chi altri, se non gli scienziati, sono responsabili di fissare le indicazioni per determinare il progresso e per salvaguardare gli interessi delle generazioni future?». Ma è solo perché non aveva letto Repubblica, il Fatto, l’Unità e compagnia referendaria. Macché scienza, questa sul nucleare è una sporca guerra. Denuclearizzare per deberlusconizzare, questa è la partita. E allora dimenticate le interviste complesse sul fine vita o sulla fecondazione assistita e lasciate ogni speranza, o voi che entrate nel magico mondo dell’informazione libera, di trovare un esperto che fughi i vostri dubbi. Avete paura che finisca come a Chernobyl e Fukushima? Meglio, tenetevela e correte a votare sì.
Qui, per dire, non vale intervistare la Margherita Hack, che pure è di sinistra e ce l’ha con Berlusconi, perché lei, dall’alto della sua autorevolezza astrofisica in materia, dirà, come ha fatto di suo pugno nella rubrica sull’Unità, che sulla costruzione di centrali in Italia si può pure discutere, ma sulla ricerca no, quella non va abbandonata. Magari aggiungendo la scomoda affermazione che ha fatto su MicroMega: «C’è una paura irrazionale sul nucleare data soltanto da ignoranza di tipo scientifico». E a proposito di ignoranza, meglio dar voce a Celentano, Mannoia, Carrà e compagnia cantante. Geniale la paginata che ieri ha costruito Repubblica: in apertura il Molleggiato che ne fa «una questione di vita o di morte», del resto lui sì che ne sa di ambiente, son quarant’anni che predica per aver scritto «non so perché continuano a costruire le case e non lasciano l’erba». Sotto, intervista alla Gianna Nannini. Dice l’intervistatore che prima di salire sul palco a Genova «ha voluto dire la sua sui referendum del 12 e 13 giugno». Sarebbe bastato risponderle con un garbato «e chi se ne frega?». E invece no, mezza pagina per dire un no davvero rock all’atomo, chiamare tutti alle urne e prodursi persino in uno spudorato: «La prima battaglia è essere informati, dobbiamo informare chi ne sa meno di noi». Dobbiamo chi? Umberto Veronesi, magari? No, lui l’hanno intervistato, sì, era su Repubblica tre giorni fa: 31 maggio, la Cassazione decideva sull’ammissibilità del quesito e lui parlava di Pisapia, moschee e zingaropoli. Sul nucleare manco mezza domanda per sbaglio.
Del resto, dai, quello che pensano lui, la Hack e la metà della comunità scientifica si sa, perché ripeterlo? Sono anni che firmano appelli e organizzano gruppi per dire sì. «Un Pd nucleare» s’intitolava la lettera che 72 fra intellettuali, scienziati, imprenditori e parlamentari, hanno inviato un anno fa, era il 12 maggio 2010, al segretario del Pd Pier Luigi Bersani chiedendogli di non chiudere la porta al nucleare, di non cedere alla tentazione demagogica, di rendersi conto che il problema energetico prescinde dalle maggioranze di oggi e inciderà sul domani: «Occorre evitare il rischio che nel Pd prenda piede uno spirito antiscientifico, un atteggiamento elitario e snobistico che isolerebbe l’Italia, non solo in questo campo, dalle frontiere dell’innovazione». Seguivano autorevoli firme, da Giovanni Bignami a Massimo Locicero, da Edoardo Boncinelli a Franco Debenedetti, da Chicco Testa a Carlo Bernardini. Cinque anni prima, 2005, i più grandi scienziati italiani, fondatori dell’associazione Galileo 2001, avevano scritto al capo dello Stato denunciando un’informazione distorta e demagogica da parte di politici e media. Che fine avranno fatto? Boh. Qualcuno c’è. Il Corriere l’altro giorno ha affiancato le interviste pro e contro nucleare a Giorgio Capon, fisico e nipote di Enrico Fermi, e Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club.
Il fatto è che nell’ultimo mese abbiamo dovuto scoprire che Giobbe Covatta sta con Greenpeace e contro Berlusconi, ci è toccato sorbirci il parere di Frankie Hi-Nrg il rapper, per poi finire bombardati dai più disparati fronti, dal cinema alla letteratura, dalla musica al cabaret: Verdone e Guerritore, Belpoliti e De Cataldo, Vecchioni e Battiato, Neri Marcorè e Antonio Cornacchione, tutti assurti al rango di opinion leader sull’atomo. E gli scienziati? Col lanternino.

Anche gli altri, anche quelli che dicono no al nucleare: i 1200 che nel 2008 fecero l’appello per l’energia solare o i 24 che nel 2010 scrissero ai candidati governatori. Scomparsi. Dev’esser che poi pare brutto non aprire il contraddittorio. Beata ignoranza.

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