Se il teatro è una prigione l’incubo è tutto da ridere

È in una sorta di limbo, con salti spazio-temporali, in cui una commedia ripete sempre se stessa, che Pasquale Petrolo e Claudio Gregori, in arte Lillo e Greg, si trovano imprigionati nello spettacolo Intrappolati nella commedia, scritto da Greg, in scena al teatro Brancaccio dal 19 gennaio al 7 febbraio, per la regia di Mauro Mandolini, con, oltre al duo, Emanuele Salce, Danilo De Santis, Virginia Raffaele e Chiara Sani. Durante un sopralluogo in teatro, allestito con le scenografie della precedente commedia Una moglie per Thomas, Greg e Lillo ne diventano inconsapevoli personaggi, viaggiando nel tempo all’interno del testo stesso, dal 1897 al 1942, fino agli anni Sessanta. Negli stessi «panni» ma in diversi costumi. «Stare da soli in teatro - dice Greg - trasmette inquietudine per scricchiolii, passaggi nascosti, fantasmi di passati attori e testi. Quando Lillo e io ci troviamo prigionieri dello spettacolo, prima pensiamo a uno scherzo, poi scopriamo che non esistono uscite. Le porte sono chiuse e se si aprono non conducono alla libertà ma in diversi modi e mondi dell’opera, intrappolandoci ancora di più».
«Oltre al meta-teatro - aggiunge Lillo - che caratterizza il nostro stile, c’è un omaggio a serie fantascientifiche come Ai confini della realtà, nelle quali i personaggi, viaggiando nel tempo, si trovavano in mondi sconosciuti e situazioni assurde». Cambiano gli allestimenti, «come fossero diversi registi - specifica Greg - a portare in scena il testo», ma la storia si ripete pressoché uguale in un vero e proprio esercizio di stile: due uomini con un trauma cranico si risvegliano dopo un anno e uno decide di trovare una compagna all’altro, che ha perso la moglie. Nel mezzo, per il gusto tipico del duo di dilatare i confini dei generi teatrali, tocchi di noir e giallo, freddure wildiane e, perfino giochi. Unica eccezione al ripetersi della commedia è, infatti, qualche «fuga» in un quiz televisivo, ispirato a quelli attualmente in onda, con un montepremi da 500 milioni di euro, «così ricco - dice Lillo - che, rassegnato all’assurdità della situazione, deciderò di partecipare». Tra gag e paradossi, il «premio» rimane la libertà di essere persone e non personaggi. Il rischio, non da poco e forse non privo di morale, è sotto i riflettori: gli altri interpreti, ormai da tempo rinchiusi nella pièce, hanno dimenticato la realtà, confondendo palco e orizzonte.

Ad aumentare la sensazione di straniamento, portandola pure in platea, contribuirà un video trasmesso nel foyer all’intervallo, con Lillo e Greg imprigionati in diversi luoghi del Brancaccio, cui i due attori stanno lavorando proprio in questi ultimi giorni di prove. Dal teatro alla televisione si arriva così al cinema e il meta-spettacolo si completa, tra palco e platea, portando la scena nel quotidiano e viceversa, in un «limbo» di fantasia.

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