Davvero si ricomincia daccapo. Come in quei giorni di fine autunno quando Yara era solo e ancora una bambina scomparsa. Una crisalide di donna che non potrà più volare.
Il suo corpo martoriato, abbandonato come uno straccio in un campo di erbacce, violato per tre infiniti mesi da intemperie e animali, ha tratteggiato un primo, sfuocato, quadro di orrore. La relazione preliminare, firmata dallanatomopatologo Cristina Cattaneo è arrivata ieri in Procura e ha convinto la pm Letizia Ruggeri a parlare. Per la prima volta.
Non solo Brembate, settemila anime chiuse nel dolore e nella paura, ma lItalia intera, vorrebbe sentirsi dire che sì, finalmente il giallo è a una svolta. Ma così non sembra, purtroppo. Almeno per ora.
La procuratrice di Bergamo, titolare dellinchiesta, a denti stretti ammette qualcosa. «È vero- spiega-, è stato reperito il Dna di due persone diverse, quello di un uomo e di una donna». Peccato che quei profili genetici la polizia Scientifica li abbia trovati sui guanti che la ragazzina aveva in tasca. Guanti che nel tempo possono aver toccato chiunque.
Dunque niente certezze. Al contrario la pm riapre il ventaglio delle ipotesi. Dove ci sta tutto e di più. Quelle dei primi giorni, insomma. Maniaco, conoscente, balordo di passaggio, satanisti, persino qualcuno che potesse avercela con la famiglia.
«I dati acquisiti - esordisce il sostituto procuratore Letizia Ruggeri dopo una riunione con gli investigatori - non ci permettono di trarre conclusioni certe. Per il risultato definitivo ho dato 90 giorni agli esperti». Si cerca ancora un movente, un perché vero allorribile fine della piccola ballerina di Brembate. Anche qui la Procura mischia le carte. «Non si può ancora escludere nemmeno la violenza sessuale, è possibile che ci abbiano provato senza riuscirci», precisa la Ruggeri. E usa il plurale.
Non funziona come nei film, in cui i fenomenali Ris, o i colleghi americani di Csi, con i loro «magici» test risolvono il caso in un ora e mezzo di telefilm.
Maura e Fulvio Gambirasio, chiusi nel dolore della loro villetta rosso mattone, nemmeno sanno quando potranno finalmente dare degna sepoltura alla loro bambina. I test sul cadavere continuano.
Tra scoop giornalistici veri e presunti ecco lennesima incertezza, rilasciata naturalmente sempre dalla Procura: «Nemmeno la pista rituale, delle sette, si può escludere, anche se i tagli sono di difficile interpretazione».
Cè chi parla di una ferita a forma di «X» sulla schiena della vittima, al centro due tagli longitudinali. Ma gli investigatori tendono a metterla in secondo piano: si tratterebbe di un doppio fendente che ha lasciato la forma di «V». casualità più che la firma di un maniaco con la passione per le incisioni runiche.
Nel vuoto di notizie certe ecco rispuntare il solito furgoncino bianco, filmato dalle telecamere di una banca lungo il tragitto che Yara ha percorso quella sera. Il 4 dicembre i carabinieri lo avrebbero trovato e controllato. Senza risultati. Così come altre decine e decine di furgoni bianchi. Zona industriale quella di Brembate e dintorni, quante le ditte, i padroncini, i muratori, piastrellisti e lattonieri vari che ne possiedono uno?
Finiamo coi pochi dati certi, o quasi. Sul corpo di Yara sono state riscontrate almeno sei coltellate (una al collo, una a un polso e quattro alla schiena), oltre a una forte contusione in testa. Provocata da cosa? Non si capisce, forse una pietra, forse un martello.
Due armi e quindi due assassini non necessariamente rappresentano il giusto assioma. Potrebbe aver fatto tutto una persona sola, così come è lecito sospettare che accanto a lui vi fosse un complice, magari solo «passivo» come si dice in gergo.
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