«Serve un fisco leggero ma sanzioni pesanti»

«Il fisco che vogliamo? Leggero con sanzioni pesanti: sopportabile per i contribuenti, inflessibile con gli evasori». È il manifesto di Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commerciali ed esperti contabili, che ha aperto ieri a Napoli i lavori del congresso nazionale.
Come intendete attuare questo programma?
«Va anzitutto ricostruito un canale di fiducia: per questo proponiamo di elevare lo Statuto del contribuente a rango di legge costituzionale, quindi inderogabile. Attenzione poi al redditometro, che rischia di diventare una sorta di «studio di settore per famiglie», anche se l’Agenzia delle Entrate sostiene che non sarà così: lo vedremo alla prova».
E a proposito di riforma fiscale?
«I temi chiave sono due: il primo è il peso, attualmente eccessivo, della tassazione sul lavoro rispetto a quella sulla rendita, il secondo è il nodo dell’Irap, un’imposta che penalizza l’imprenditore che assume e che si indebita, ovvero le condizioni necessarie, oggi, per fare impresa».
Ma il federalismo non dà la possibilità di ridurla?
«Sì, è una delle leve previste, insieme alla modulazione dell’addizionale Irpef: bisogna però tenere presente che è un percorso lungo, si può fare molto ma non immediatamente».
Per le imprese, al momento, che progetti avete?
«Pensiamo soprattutto ai microimprenditori, che possono essere il motore della ripresa. Quindi proponiamo la certificazione, da parte di professionisti iscritti agli albi, della capacità di credito delle Pmi, perchè possano accedere ai fondi dedicati.

Inoltre, riteniamo che si debba dare la possibilità di ristrutturare i debiti anche per chi non è tecnicamente fallito. Infine, un progetto dedicato ai giovani professionisti: le società di lavoro professionale, dove dividere gli utili in funzione del capitale intellettuale conferito».

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