Serve l’avallo di Tremonti per trovare la via d’uscita

Continuano, «malgrado» le iniziative di politici e no di interagire sulla questione ippica, ad arrivare cattive notizie sul movimento scommesse, temo proprio che non occorrerà aspettare tanto per il risultato della «due diligence», promessa dal ministro, perché l’ippica sarà costretta a fermarsi prima: volente o nolente. Ho virgolettato «malgrado», perché stiamo arrivando al ridicolo. La politica si è scatenata in una ridda di interventi attraverso interrogazioni, come quella nella quale appare la firma dell’ex ministro dell’Agricoltura Paolo De Castro, che chiede conto dei bilanci Unire. Ma De Castro dovrebbe avere ben presente i bilanci Unire, per lo meno sino alla caduta del governo Prodi: e oggi è lui a chiederne conto?
Altri «volonterosi» interventi trattano il problema dell’ippica secondo il punto di vista particolare dei promotori, ma se non si capisce che l’ippica va trattata nel suo insieme e nella sua interezza, devo dedurre che non si è capito molto dei problemi che attanagliano il settore.
Mi pare che, a parte alcune critiche ingenerose verso Zaia, il ministro sia l’unico che, pure essendo l’ultimo arrivato, ha compreso i veri punti della crisi dell’ippica:
1) se non riportiamo alla centralità del settore l’allevamento, l’ippica e gli interessi (anche quelli meno nobili) che ruotano intorno al comparto, sono destinati a chiudere e, soprattutto, qualsiasi tentativo di risolvere il problema per piccoli segmenti è destinato ad accelerarne la fine;
2) se non si riesce a coinvolgere, oltre al ministro dell’Agricoltura, anche il ministro dell’Economia Tremonti, l’unico in grado di analizzare seriamente il problema dell’ippica, perdiamo solo ulteriore tempo.
Nel 1993 il galoppo francese era in una situazione simile a quella dell’ippica italiana, anche se le motivazioni, i tempi e i problemi della crisi francese erano diversi, salvo una situazione di dissesto del galoppo che rischiava di rovinare anche il trotto. Un proprietario di una grande scuderia e di un allevamento, Jean Luc Lagardère, industriale del ramo aeronautico e affini (Matra), con una notevole introduzione presso il governo, fu chiamato per salvare la situazione. Lagardère accettò l’incarico, garantito da pieni poterei e l’appoggio indiscriminato del governo. Creò «France Galop», creatura che presiedette fino alla sua morte nel 2003. Lagardère riformò la struttura amministrativa e politica del galoppo, diede un grosso impulso al trotto stimolandolo alla trasformazione da organismo gestito con sistemi di cooptazione ad una struttura associativa elettiva, partecipata dai cosiddetti «socioprofessionel», proprietari e allevatori (in Francia qualsiasi proprietario prima è allevatore poi proprietario).

Creò anche la struttura «Equidia», la rete francese dell’ippica e l’organismo di raccolta del gioco Parimutuel (AAMS dell’ippica).
Soltanto con l’aiuto del ministro dell’Agricoltura e l’avallo del ministro Tremonti sarà possibile trovare in Italia un Lagardère nostrano. Auguriamocelo tutti per il bene dell’ippica.

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