La sfida di Fini: «An nel Ppe ma senza le lacrime di Fiuggi»

Il presidente disegna il futuro del partito e incassa il sì dell’assemblea nazionale: «Anche se difficile entreremo nel Partito popolare europeo»

Fabrizio de Feo

da Roma

Avanti tutta verso la «Fiuggi Due» di Alleanza nazionale. Senza alcun patteggiamento con la storia e l’identità e senza facili scorciatoie attraverso i sentieri del «nostalgismo». A larghissima maggioranza, senza voti contrari e con qualche astensione - tra cui quella pesante di Francesco Storace - Gianfranco Fini incassa un altro «sì» alla sua virata verso il centro e verso il Partito popolare europeo e ottiene una larga benedizione al documento che apre la strada alla nuova fase di An. Un via libera convinto all’ennesima scommessa politica lanciata dal leader che punta a concludere quel percorso di rinnovamento iniziato dodici anni fa con la svolta di Fiuggi e l’archiviazione del Movimento sociale e passato attraverso una serie di strappi, a volte dolorosi, ma via via metabolizzati dal corpo del partito come medicine amare ma necessarie.
Fini sale sul palco alla fine di una lunga giornata di interventi. E fa subito capire di non essere disposto a fare sconti. Parla di «una sfida più difficile di Fiuggi» senza «le lacrime» del ’95 ma da affrontare con «i ragionamenti», nella prospettiva dell’unico appuntamento certo: le Europee del 2009, e naturalmente l’ingresso nel Ppe «che non è un’internazionale cristiana» e che il leader definisce «l’approdo finale». «Abbiamo davanti una sfida ambiziosa, in cui non saranno le lacrime di Fiuggi a scandire il discorso» dice a chiare lettere il numero uno di Via della Scrofa. «Abbiamo oggi una responsabilità enorme. Fiuggi è stata una pagina innovativa dopo decenni di stasi, oggi c’è una strada più impervia. Quello che ci impegniamo a fare è, non dico più doloroso, ma più complesso di quanto fatto a Fiuggi. Se è vero che c’è una destra sommersa più ampia del 12-14%, allora non si tratta di declinare i valori ma di mettere in campo politiche coerenti con quei valori, e non basta solo declamarli». Fini individua un percorso da seguire, non risparmiando morbide stoccate al suo «avversario», Francesco Storace. «Nel 2009 ci sono le Europee - spiega - c’è un triennio di azione di An che cercheremo di percorrere con una strategia precisa. D’altra parte anche fra chi ha detto che nel documento non si riconosce, non ho colto un progetto diverso, un’alternativa strategica. Noi stiamo indicando un orizzonte, non ci si può limitare a guardare il dito. Non c’è un’altra strada, quella di oggi è netta e chiara, non è un percorso di poco conto ma ambizioso». Fini smentisce di voler chiudere il Secolo d’Italia e dice a chiare lettere di volerlo soltanto «ripensare». L’ultimo passaggio è per il ricorso alla piazza come luogo e strumento di protesta contro la Finanziaria. Il leader di An - rispondendo indirettamente a Storace - invita ad agire con freddezza, senza spingere troppo sull’acceleratore. «Non ha senso dire che andiamo in piazza sempre e comunque - spiega Fini - oggi abbiamo mille motivi per manifestare ma una forza come An deve attendere che la Camera licenzi la Finanziaria. Si va in piazza solo se non la si riesce a cambiare in Parlamento, altrimenti si rischia di perdere credibilità».
La reazione di quelli che - dopo la fine (vera o presunta) della stagione delle correnti - qualcuno chiama gli «ex colonnelli» è positiva. «Esiste una vasta destra sommersa che guarda ai nostri valori: se vogliamo essere avanguardia dell’opposizione non possiamo stare fermi ma dobbiamo guardare a questo 35-40% dei nostri connazionali» dice Gianni Alemanno. «Credo anch’io che dobbiamo fare un salto di qualità e penso che grazie a un’organizzazione interna meritocratica e una modernizzazione identitaria, potremo essere il motore dell’intera coalizione». Un’adesione piena alla prospettiva «europea» indicata da Fini arriva anche da Ignazio La Russa. «L’approdo nel Ppe non può essere contrastato da paure, come quella di morire democristiani, o di perdere la nostra identità. Sarebbe provinciale perché significherebbe rinunciare a una parte delle nostre ambizioni: unirsi a una grande famiglia europea significa non solo contare di più noi ma far contare di più le nostre idee». Per il capogruppo di An alla Camera «il documento cade in una fase politica tormentata in cui An sembrava aver perso le capacità di parlare di prospettive e progetti. Non è stato, il documento di Fini, un fatto tattico né episodico, ma un seme vero che sta germogliando di una nuova fase politica». Archiviata l’assemblea nazionale, uno dei prossimi appuntamenti sarà un’assemblea straordinaria che dovrà tenersi entro la primavera del 2007: all’ordine del giorno le modifiche allo Statuto.

Un passaggio tecnico che preparerà il terreno per la vera e propria richiesta di adesione al Ppe. Un traguardo che dovrebbe essere tagliato entro la fine del 2008 così da affrontare le Europee nella grande famiglia politica dei moderati del Vecchio continente.

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