Potrebbe muoversi in zona, se non addirittura abitarci, il magrebino che ha violentato la giovane dipendente del San Raffaele, aggredita laltra sera alluscita dal lavoro. Per questo i carabinieri, oltre a seguire altre piste, stanno setacciando le aree dismesse del circondario, facendo anche una sorta di «porta a porta» tra case e uffici, chiedendo se qualcuno abbia notato un individuo con certi tratti somatici. Spesso infatti certi «predatori» si muovono in aree piuttosto ristrette che considerano come proprio territorio di caccia.
Un «territorio» in cui è finita la ricercatrice di 32 anni uscita dal lavoro alle 21 e bloccata in via Olgettina, mentre andava a recuperare lauto, da un uomo di alta statura, carnagione olivastra e accento tipico del magreb. Il nordafricano lha buttata in una roggia asciutta, picchiata a sangue, violentata e rapinata. Scossa e malconcia, la donna è poi tornata al San Raffaele e da quindi spedita subito con unambulanza al «soccorso violenza sessuale» della clinica Mangiagalli. Pochi minuti dopo sul posto i carabinieri hanno iniziato a battere il terreno palmo e palmo a caccia della minima traccia. Poi hanno sequestrato i video dellimpianto di sorveglianza posto lungo il perimetro dellospedale, nel caso il volto del bruto sia rimasto «impigliato» in qualche fotogramma. Quindi cominciato a perquisire baracche, casolari e aree industriali dismessi intorno alla zona dellagguato
Venerdì gli investigatori hanno sentito più volte la vittima per cavare fuori una sorta di identikit del magrebino e ieri hanno iniziato un capillare lavoro porta a porta. Decine di carabinieri stanno infatti suonando tutti i campanelli chiedendo se qualcuno abbia notato qualcosa di strano ma, soprattutto, un uomo corrispondente alla descrizione fatta dalla vittima. Oltre a proseguire il sistematico lavoro di sopralluogo in tutte le possibile tane, dove possa essersi rifugiato questo «predatore».
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