Siate in gamba. Con le braccia...

di Valeria Braghieri

In effetti, quella carne tremula, incontrollabile, che si rende precocemente avulsa da tutto il resto del corpo e fa capolino dalla manica corta del golfino è sempre stato il primo spauracchio di ogni donna sopra gli «anta», alla fine. Ma solo alla fine. Ed è esattamente lì che è stato l'errore.

Sottovalutata, e quindi trascurata fino «al dunque», in drammatico anticipo rispetto a quasi tutti gli altri naturali cedimenti del corpo, in silente sofferenza per troppi motivi: mancanza di esercizio fisico, dimagrimenti improvvisi, repentina carenza di ormoni, accumulo di compleanni... Fatto sta che, mentre ci concentravamo spasmodicamente per tenere su, evitare di far scendere spingere in alto, arrotondare, assottigliare, tonificare, arginare tutt'altro... loro se ne andavano silenziosamente alla deriva preparandosi a tradirci alla prima occasione e ridendosela per tutto l'affanno che ci stavamo dando nel tentativo di sistemare il resto. Nel tentativo di scoprire il resto (nel senso di metterlo a nudo). Bon ton, pudore, decoro, costume, hanno preteso braccia coperte per secoli e non è esattamente sulle braccia e sul loro diritto di viaggiare scoperte che si sono concentrati i nostri primi sforzi «emancipativo-femministi». Abbiamo ottusamente sottovalutato i diritti delle estremità alte. E dire che anche per opportunità termica sarebbe stato senza dubbio più utile combattere per la loro liberazione prima di quella per le gambe. Ma tant'è... E così, eccoli lì quei lembi di pelle molliccia aggrappati esausti al bicipite, quelle trascurate, dimenticate orecchie da Basset Hound, spuntare dal twin del set. Pronte ad inibirci bruscamente lo scollo all'americana o il gesticolare veemente, o il mentire sull'età. Eccole lì, le braccia, vendicarsi della trascuratezza con cui le abbiamo trattate per anni preferendogli gambe, glutei, seno, collo, viso, in ordine sparso. In sordina si sono riprese la scena, le attenzioni, la crema snellente, la ginnastica, l'amor proprio. Le braccia? Sono le nuove gambe. Come testimoniano gli abiti monospalla, le maglie fintamente strappate, le camicie senza maniche. La vera sfida è avere braccia in ordine a prova di anagrafe: poterle esibire senza esitazione, muoverle con energia senza temere tremolii antiestetici, allungarle sinuose, lisce e toniche sotto gli sguardi altrui, potersi permettere entrambi i twin del set. Per ogni coscia che si «difende» dai cedimenti del tempo, c'è un bicipite che lotta fiero ed energico per dimostrare ancora meno anni.

Perché sono capaci tutti di camuffare un viso con iniezioni e bisturi, di sfinire di ginnastica e pilates adduttori e quadricipiti, di punzecchiare pancette mollicce con ingegnose macchine e di camuffarle con morbide, astute magliette... ma provate voi a farvi obbedire da un austero, diffidente, permalosissimo tricipite brachiale.

Ci vogliono le palle, per avere le braccia!

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