Sicurezza: impronte digitali agli extracomunitari

Arriva il visto elettronico: rilievi informatici a tutti i valichi e negli aeroporti. Recepito un emendamento del senatore pd Carofiglio: la sua proposta è stata votata all’unanimità nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia dai colleghi di maggioranza

Sicurezza: impronte digitali agli extracomunitari

Roma - A tutti i valichi «di frontiera», e dunque anche negli aeroporti, l’Italia chiederà a chi entra nel Paese da nazioni da cui è necessario il visto le impronte digitali. Il provvedimento è stato inserito in Senato nel decreto sicurezza urgente varato dal governo Berlusconi. Le novità sono due. La prima: l’introduzione rivoluzionaria di una banca dati delle impronte per gli extracomunitari. Ossia «rilievi dattiloscopici, con modalità informatiche», al «momento di passaggio al valico di frontiera» per lo «straniero proveniente da Stati per i quali sia richiesto il visto d’ingresso, anche laddove sia munito di regolare documento e del visto suddetto». La seconda: l’emendamento al decreto è stato presentato dal Pd, il primo firmatario è il senatore Gianrico Carofiglio, magistrato e apprezzato scrittore di legal thriller. La sua idea è stata votata all’unanimità nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia dai colleghi di maggioranza.

La richiesta dell’impronta digitale non riguarderà ovviamente i cittadini che provengono da Paesi dell’area Schengen, o da nazioni che non hanno l’obbligo del visto per l’Italia, ma il modello è assolutamente americano: gli aeroporti potrebbero dotarsi presto di postazioni informatiche per i rilievi dattiloscopici, proprio come avviene in qualsiasi scalo Usa. «Un emendamento molto importante e in linea con il decreto legge - conferma il presidente della commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli -; l’abbiamo accolto al volo perché qualifica il decreto come estremamente severo nei confronti degli stranieri irregolari».

È stato approvato anche un altro emendamento del senatore del Pd in cui si prevedono pene da uno a sei anni di reclusione per chi dichiara una falsa identità alle forze dell’ordine, come accade spesso per gli irregolari che inventano alias, nomi di fantasia, sempre diversi per sfuggire al rimpatrio. Spiega Carofiglio al Giornale: «Questi emendamenti prendono spunto dall’audizione del capo della Polizia. Manganelli ci ha detto che la maggioranza dei clandestini è costituita dai cosiddetti “overstayers”, vale a dire soggetti entrati regolarmente in Italia e poi rimasti nel territorio nazionale oltre il termine consentito». Sono proprio i cosiddetti turisti a oltranza a «sottrarsi spesso all’identificazione - spiega ancora Carofiglio -, sbarazzandosi dei documenti e fornendo false generalità. L’acquisizione delle impronte digitali mira a garantire identificazioni rapide e procedure di espulsione velocizzate». Le impronte verranno prese in maniera informatica e «senza alcuna procedura invasiva».

E secondo il relatore Berselli il decreto ora confezionato con le nuove correzioni è diventato «davvero un ottimo lavoro. A Carofiglio, che stimo, la sinistra radicale comunista non avrebbe mai consentito nemmeno di scrivere questo emendamento. E se lo avessimo presentato noi tre anni fa ci sarebbe stata la rivolta nei cpt e dei centri sociali».

Il testo presentato al Senato dalle due commissioni contiene anche variazioni sul ruolo del sindaco, che potrà segnare il clandestino alle «competenti autorità», e sull’affitto agli irregolari.

Gli immobili verranno confiscati soltanto se dalla locazione si ricava «ingiusto profitto»: se per esempio si affitta un letto a cifre alte, come spesso accade. Con questa correzione «è tutelato invece il piccolo proprietario - chiarisce Berselli - che non è tenuto a chiedere il permesso di soggiorno allo straniero a cui affitta».

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