«Sigarette cinesi» vietate. Ma si vendono con il trucco

C’è una legge, la 1293 del 1957 per l’esattezza, che dice che i generi dei Monopoli di Stato possono essere venduti soltanto da cittadini italiani o comunitari. Eppure, tra Milano e Provincia, ci sono almeno 50 tabaccherie gestite da cinesi dove questa normativa viene costantemente violata. Ecco come. Nel bar di via del Turchino funziona così: basta acquistare insieme un panino e una ricarica telefonica per scoprire il trucco. Il nome sul primo scontrino risulta essere quello del reale proprietario del locale, e quindi il cinese. Mentre sul secondo, compare miracolosamente un nome tutto italiano che è quello del reale possessore della licenza. In via Tito Livio, il sistema è lo stesso: il signor A.R. è il possessore della licenza per la tabaccheria e il suo nominativo appare nero su bianco sulla ricevuta di pagamento di una ricarica telefonica, mentre per un caffè c’è il collega asiatico J.L. Un illecito in buona sostanza ai danni dello Stato (che delle sigarette nello specifico controlla distribuzione e incassa le accise, mentre ha venduto la manifattura) perpetrata trovando un prestanome o semplicemente utilizzando il nominativo del vecchio possessore della licenza.
«Se a vendere le sigarette, le marche da bollo, biglietti delle lotterie o le ricariche telefoniche, è un cittadino cinese, quindi non comunitario - spiega l’assessore regionale Stefano Maullu che nei prossimi giorni presenterà un esposto agli uffici regionali dell’Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato e una segnalazione alla Procura della Repubblica - si compie la truffa. La complicità dei cittadini italiani permette di creare una rete di una cinquantina di tabaccherie non in regola». Che non sono però nel cuore della Chinatown come si potrebbe immaginare. Qui ci sono troppi controlli e il rischio di essere scoperti è più alto. Ed è meglio allora spostarsi in altre zone come Turro, Corvetto, Lorenteggio, stazione Centrale o Loreto. Se si verifica l’illecito, dice la legge, «la contestazione viene aperta agli uffici regionali dell’Aams per violazione obbligo di gestione personale della rivendita». Ci sono trenta giorni di tempo perché il rivenditore possa presentare le proprie giustificazioni. Se si tratta della prima infrazione, si procede con una diffida o con una sanzione amministrativa di 250 euro. Nel caso di recidiva, o quando la persona non fornisca giustificazioni adeguate, allora si può revocare la licenza della rivendita.
Ancora numeri: su duemila tabaccai di Milano e Provincia registrati negli elenchi delle associazioni di categoria, soltanto sei risultano gestiti da immigrati con cittadinanza italiana e quindi con licenza di vendere i generi dei Monopoli di Stato. Nel corso del 2009, l’aumento di bar con titolari cinesi è stato del 12,4 per cento, un boom dovuto anche alla crisi dei locali italiani molti dei quali sono stati costretti a chiudere. Il che significa che almeno un bar su dodici a Milano è cinese, mentre il rapporto - secondo i dati elaborati dalla Camera di Commercio - sale a uno su otto se si considerano i soli locali con gestione tramite ditta individuale.


E rispetto al territorio, le attività imprenditoriali degli asiatici si stanno espandendo anche oltre i confini di via Paolo Sarpi, con un rapporto di uno su cinque in zone con un’elevata percentuale di imprese con titolari arabi. Complessivamente, considerando tutti i settori economici, a Milano le ditte con titolare cinese sono raddoppiate negli ultimi otto anni.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica