Sigilli alla Fortezza delle sfilate A rischio la passerella di Pitti

La Procura chiude otto padiglioni, indagati sette assessori e il vice sindaco E tra Margherita e Ds è scontro su come uscire dall’impasse

Si vuole minimizzare, si cerca di ricondurre tutto nei termini della normalità. Almeno da parte dei vertici di «Pitti Immagine». Ma non è così visto che ci sono sette assessori e il vice sindaco del comune di Firenze più alcuni tecnici che sono stati raggiunti da avvisi di garanzia per abuso d’ufficio.
Al centro della questione la Fortezza da Basso, grande spazio cittadino che ospita regolarmente eventi. Tra questi il più celebre è il Pitti, con le fiere dedicate all'uomo, al bimbo e ai filati. Regolarmente si fa per dire visto che dal 2001 si sa che ci sono ben otto padiglioni non a norma, sanati alla bell'è meglio con una multa da 4500 euro. Non un caso, quindi, quegli otto padiglioni sono stati sequestrati e sigillati addirittura per la seconda volta. Una prima ordinanza, datata 21 febbraio, si riassumeva in una serie di abusi edilizi, ma la seconda (dell’altro ieri) accoglie in toto la tesi accusatoria dell’abuso d’uffici. I protagonisti della vicenda, Firenze Fiera (che ha in gestione gli spazi espositivi), il Comune di Firenze (socio con Camera di Commercio e Regione Toscana -che detiene la maggioranza- di Firenze Fiera) hanno cercato di metterci l’ennesima toppa ma, stavolta, non ha funzionato.
La barca fa acqua da tutte le parti e rischia d'affondare. Per di più, è nato un braccio di ferro interno al centrosinistra. Le istituzioni in mano ai Ds, come la Regione, non hanno mai coinvolto nei tavoli decisionali Pitti, la società che organizza le manifestazioni. La Provincia di Firenze, a guida Margherita, ora vorrebbe che le cose cambiassero. Un caos. Sorge spontanea la domanda se il Pitti Uomo, edizione di giugno, si potrà svolgere. «Su questo punto -spiega Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti- non abbiamo dubbi. Siamo certi che le cose andranno a posto la settimana prossima dopo l'udienza davanti al Tribunale del Riesame. E nel frattempo non vogliamo essere coinvolti in diatribe politiche». E gli fa eco Gaetano Marzotto, presidente del Pitti: «Abbiamo fiducia nella magistratura e ci auguriamo che i padiglioni riaprano in tempo per Pitti Immagine Uomo, il prossimo 20 giugno».
In effetti, la speranza è sempre l'ultima a morire, ma il Pitti ha bisogno di concretezza. Nell'attesa perciò si prendono provvedimenti. «Stiamo lavorando a soluzioni alternative. Da questo dipende il successo delle fiere fiorentine di moda, saloni internazionali di riferimento della nostra industria di settore», continua Marzotto. Per ora c'è una sola certezza: secondo la Procura, le strutture si trovano senza o con autorizzazioni scadute all'interno della Fortezza e il Pitti, per il suo svolgimento, ha bisogno dei 52 mila metri quadri espositivi della Fortezza stessa. Il comune ha cercato di risolvere il problema scavalcando la prima ordinanza di sequestro con una delibera di giunta che salvasse capra e cavoli, un’autorizzazione temporanea per due anni.
Fatta la legge, trovato l'inganno. E invece no, perché da lì è partito lo scontro frontale con la Procura che autorizza l’uso temporaneo per il Salone del mobile ma appone, subito dopo, gli ulteriori sigilli. Chi parla molto chiaramente è Alfredo Canessa, presidente del Centro di Firenze per la moda italiana, la holding che controlla Pitti che lamenta, prima di ogni altra cosa, un tavolo di concertazione tra tutti gli attori della vicenda.

«Manca una strategia complessiva, mentre il nostro galleggiare tra le ipotesi ha finito per generare sospetto. Servirebbe assoluta compattezza di tutte le forze per fronteggiare l'emergenza. Allo stato attuale non ci sono le condizioni per un nostro coinvolgimento».

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