RomaLa squadra di governo è di nuovo a ranghi completi. Silvio Berlusconi, salito al Colle ieri pomeriggio, ha incassato la firma di Giorgio Napolitano sotto la proposta di nomina di due nuovi ministri: Nitto Francesco Palma alla Giustizia al posto di Angelino Alfano e Anna Maria Bernini alle Politiche europee, incarico lasciato libero da Andrea Ronchi. Con la nomina dei due parlamentari, un magistrato il primo, una giurista la seconda, si chiude una partita rimasta in bilico fino allultimo. Alla fine, però, Berlusconi ha deciso di spazzare via le ultime resistenze e ufficializzare i nomi dei nuovi ministri prima della sosta estiva. Una scelta che testimonia come il premier sia riuscito a trovare la quadra con la Lega. «Con Umberto è tutto tranquillo. E chi ci ammazza a noi» ha detto ieri incontrando i governatori del Pdl. Berlusconi non avrebbe negato che il Senatùr «ha qualche problema» allinterno della Lega. «Ma sono convinto che risolverà tutto. La Lega è lui e lui è la Lega».
Per Berlusconi, con le nuove nomine, lazione del governo può ripartire a pieno regime. Ma soprattutto può davvero iniziare «lera Alfano», visto che il neo-segretario è ora libero dai lacci del doppio incarico e potrà dedicarsi in toto al rinnovamento del Pdl. La volontà del giovane dirigente siciliano è stata chiara fin dallinizio: «I due ruoli per quanto mi riguarda non sono sovrapponibili». Per questo è arrivato a sollecitare con lo stile garbato che gli è proprio il premier, chiedendogli di «liberarlo» al più presto dalle responsabilità ministeriali. E ieri ha ribadito questa sua ferma volontà nella lettera di dimissioni. «Carissimo Presidente - si legge nella missiva -, a ragione dellincarico di segretario del Pdl rassegno le mie dimissioni dalla carica di ministro in considerazione della specificità e dei compiti che allo stesso sono riconosciuti dalla nostra Carta Costituzionale e che mi fanno ritenere tale funzione incompatibile con un così rilevante incarico politico». Un gesto non scontato, il suo, visto che in passato non sono mancati ministri della Giustizia con il doppio ruolo, politico e istituzionale. Palmiro Togliatti, ad esempio. Ma anche il democristiano Guido Gonella. E ancora: Oliviero Diliberto e Clemente Mastella.
«Alfano ha compiuto un gesto non frequente nel mondo della politica» commenta Franco Frattini. Di «lezione di stile» parla Mariastella Gelmini mentre Gianfranco Rotondi ne sottolinea la «sportività e generosità» e Maurizio Gasparri fa notare come questa «assunzione di responsabilità» rappresenti un segnale chiaro che Alfano fa sul serio. Ora per il neo-segretario inizia la sfida più difficile. Unoperazione rilancio che potrebbe riguardare anche il nome del partito.
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