Silvio snobba Bersani in tv e attacca i giudici rossi

FEUDI ROSSI ll premier ieri in Emilia Romagna e Toscana per sostenere le candidate del Pdl

nostro inviato a Firenze

Nell’ultima domenica di campagna elettorale Silvio Berlusconi si dedica a un tour nelle regioni rosse che, dice, «non devono essere chiuse al buon senso e al cambiamento». Con mattinata a Bologna a fianco della candidata governatrice dell’Emilia Romagna Anna Maria Bernini e pomeriggio a Firenze per sostenere Monica Faenzi alla guida della Toscana. Una giornata nella quale il Cavaliere, memore della manifestazione di piazza San Giovanni, non sembra perdere il buon umore neanche quando gli comunicano che il Milan ha fallito l’aggancio sull’Inter. Si limita a un sorriso e si lascia scappare un «ahi, ahi, ahi». Per poi riprendere i temi della campagna elettorale.
Torna sulla manifestazione non curandosi della guerra sui numeri in corso tra Pdl ed opposizione, elogia i triumviri che l’hanno organizzata, invita a non cadere nella «trappola» dell’astensionismo e dice «no» a un eventuale confronto tv con Pierluigi Bersani. Che, spiega, «non credo sia opportuno perché le sue quotidiane dichiarazioni nei miei confronti ci hanno fatto perdere la fiducia che si possa arrivare a un confronto positivo». Argomento, questo, su cui tornerà più tardi per dire che «no», spazi di «dialogo» con l’opposizione sul fronte riforme proprio non ne vede. Dopo la tornata elettorale, dunque, il Cavaliere è deciso ad andare avanti sulle riforme anche a maggioranza, perché «i numeri li abbiamo». «Se poi - aggiunge - vorranno offrire la loro collaborazione sarà solo un bene». «I tre punti irrinunciabili - spiega il vicecapogruppo del Pdl alla Camera Osvaldo Napoli - saranno elezione diretta del potere esecutivo, completamento del federalismo e riforma della giustizia». Non sarà rivista, invece, la legge elettorale che, spiega il premier, «ha funzionato molto bene».
Di certo, invece, andrà avanti il provvedimento sulle intercettazioni. Che, dice Berlusconi, «sono inidonee ad essere considerate mezzi di prova» perché «rendono facilissimo lo sconvolgimento delle carte in tavola visto che sul sonoro si possono tagliare delle frasi arrivando a cambiare il senso di ciò che segue». «Sono invece idonee - aggiunge - ad una esposizione barbara e incivile del privato di un cittadino». È il caso, è il senso del ragionamento del premier, di quanto accaduto a Denis Verdini, vittima di «pura ipocrisia». «Ho potuto esaminare le cose - dice riferendosi all’inchiesta sul G8 - e si è comportato come chiunque altro di noi si sarebbe comportato con un amico». Il problema, insomma, è che «in Italia la sovranità appartiene a Magistratura Democratica» visto che le leggi che non gradiscono «le portano alla Corte Costituzionale che poi le abroga». D’altra parte, aggiunge, dopo 16 anni di inchieste «sono sempre stato assolto tranne nei casi in cui è intervenuta la prescrizione» che poi, sottolinea, «significa che pur nei tempi lunghi dei processi i pm non sono stati capaci di avvalorare la loro tesi accusatoria».
Nel day after di piazza San Giovanni, il premier ha parole di elogio per i tre coordinatori del Pdl. Di Verdini, Sandro Bondi e Ignazio La Russa, dice, «sono assolutamente soddisfatto». Con una citazione per il toscano Verdini che è in sala: «Lavora instancabilmente dalla mattina alla sera». Ringraziamenti anche per i Promotori della libertà, con una lettera diretta al loro sito. Non vuole entrare, invece, nella guerra delle cifre: «In queste manifestazioni tutti danno i numeri che fa comodo dare. Dico solo che mi sono emozionato nel vedere tanta gente e la qualità di queste persone mi ha riscaldato il cuore». Di certo, «la nostra piazza è diversa» da quella dell’opposizione. Perché «ci sono state frasi miti e civili, nulla che la possa paragonare alla manifestazione del sabato prima dove sono stato paragonato a Saddam Hussein, Hitler, Mussolini e Nerone».


Infine, l’appello contro l’astensione che «è certamente un pericolo che esiste» e che dipende anche «da come la politica viene presentata ai cittadini attraverso la stampa e la televisione». «Astenersi - dice - significa dare un voto alla sinistra». E in Toscana è un voto «gettato» anche quello per l’Udc, visto che i centristi corrono con un loro candidato.

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