Silvio volta pagina: in aula chiederà la "pace" nazionale

"Arriveremo al 2013". Si tratta sulla giustizia, ma il Cav non dimentica la bocciatura della Consulta. L'obiettivo è stanare chi rema contro e coinvolgere i moderati nell'impegno anti-crisi

Silvio volta pagina: in aula chiederà la "pace" nazionale

Roma Il dettaglio, niente affatto indifferente, è se il Cavaliere sia davvero pronto al secondo atto di fede. Soprattutto dopo che il primo è finito con la Consulta che ha bocciato il Lodo Alfano, con buona pace delle rassicurazioni che nei mesi precedenti il premier aveva ricevuto dal Colle e non solo. E con uno scontro tanto duro tra Palazzo Chigi e il Quirinale che al confronto l’assalto finale dell’Alleanza Ribelle alla Morte Nera di Dart Fener è sembrata poco più d’una partita a Risiko. Un precedente che pesa non poco sulla trattativa in corso ormai da qualche giorno tra Berlusconi e Fini, con Casini costretto almeno per il momento alla panchina e Napolitano in attesa di dare il via libera - ovviamente informale - all’eventuale (e ancora lontana) intesa.
Il tavolo su cui si è ormai spostata la partita, insomma, è quello della giustizia. Con un’accelerazione se ieri Ghedini e la Bongiorno si sono intrattenuti per una buona mezz’ora sui divanetti del Transatlantico. Ovviamente a uso e consumo dei media, perché è difficile credere che i due non siano in grado di farsi uno squillo e darsi appuntamento in un luogo un pizzico più riservato. Il nodo resta quello dello «scudo», visto che la pronuncia della Consulta sul legittimo impedimento si avvicina. E a Palazzo Grazioli danno per scontata una bocciatura con conseguente riapertura dei processi Mills, Mediatrade e Mediaset.
Le ipotesi sul piatto sono le solite, con il Lodo Alfano costituzionale in pole position. Una soluzione su cui convergerebbe anche l’Udc di Casini che ieri - per non lasciare scoperto il campo di battaglia - ha deciso di spostarsi in commissione Giustizia. L’atto di fede, dunque. Perché è davvero difficile che Berlusconi possa ricevere garanzie certe su un provvedimento che prevede quattro passaggi parlamentari (due alla Camera e due al Senato) e un referendum confermativo nel caso non si raggiunga l’improbabile maggioranza qualificata di due terzi. Senza considerare che il pacchetto non è propriamente chiavi in mano, visto che i tempi calcolati a Palazzo Grazioli per arrivare fino al referendum sono di almeno 200 giorni da quando inizia l’iter in Parlamento. Un’eternità, nonostante i segnali lanciati ieri da Vietti. «Apprezzo molto la fiducia di Alfano nei confronti della Consulta perché è l’atteggiamento giusto che devono avere le istituzioni nei rapporti reciproci», l’ha buttata lì il vicepresidente del Csm. Per dirla alla romana, una sorta di «a Silvio se pò fa’».
Si tratta, dunque. E qualcosa in ballo deve esserci davvero se Bonaiuti - da sempre per la mediazione - ha ritrovato l’umore e le rime dei giorni migliori. E se la riunione dei probiviri del Pdl su Bocchino, Granata e Briguglio pare che sia stata rinviata a data da destinarsi. Berlusconi, intanto, continua a spargere ottimismo. E in un’intervista al quotidiano francese Le Figaro si dice convinto che arriverà «fino a fine mandato», cioè al 2013, e vede la crisi economica ormai «alle nostre spalle», soprattutto in Italia che «ne sta uscendo meglio degli altri Paesi».
Nessuna polemica, dunque. Al punto dall’aver declinato anche l’invito del capodelegazione del Pdl all’Europarlamento Mauro che gli aveva proposto di incontrare gli eurodeputati durante la trasferta di oggi a Bruxelles. Il rischio, infatti, era di veder finire sui giornali le considerazioni che inevitabilmente avrebbe dovuto fare sulla situazione italiana e sullo strappo con Fini. E più o meno per la stessa ragione ha deciso di mettere nel cassetto l’idea di chiudere la festa del Pdl a Milano con un comizio in piazza del Duomo limitandosi a un più discreto intervento di saluto al Castello Sforzesco. Il Cavaliere, insomma, punta tutto sull’alto profilo. Tanto che sta preparando l’intervento alle Camere avendo come punto di riferimento il discorso fatto ad Onna il 25 aprile del 2009. Quello che fece pensare per qualche settimana a una possibile pacificazione nazionale, tanto che perfino Napolitano lo fece suo e lo citò nei giorni seguenti.

Un intervento, insomma, che parli soprattutto ai moderati, non solo dell’Udc ma anche dell’Api di Rutelli e del gruppo misto. E sul quale ottenere una maggioranza più ampia di quella di due anni fa. Magari per fare i conti di quanti voti mancherebbero alla fatidica soglia dei due terzi necessaria ad evitare il referendum sul Lodo Alfano.

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