Non c’è scusa che tenga. Non c’è credenza ideologica o politica che possa giustificare l’assenza di una presa di posizione e il silenzio di questi giorni. Perché episodi come quelli accaduti ai ragazzi di Comunione e liberazione all’interno della Statale richiedono una solidarietà civile e umana che è ben al di sopra delle parti. Dopo l’intervento del ministro all’Istruzione Mariastella Gelmini, che ieri da queste pagine aveva invitato il rettore dell’Università degli Studi a render conto delle aggressioni nel suo ateneo, ora scendono in campo anche i sindacati. Lo fa la Uil Lombardia per prima attraverso il proprio segretario generale Walter Galbusera. «Anche chi è lontano per formazione politica, ha il dovere di schierarsi e muoversi e di creare quella mobilitazione e quell’allarme che finora sono mancati». Nelle forze sociali, come l’Anpi e nelle stesse associazioni corporative. «Non ci abbiamo pensato e arriviamo con un po’ di ritardo su questa faccenda», ammette Galbusera che, nonostante il momento difficile per i rapporti con le altre sigle, si augura lo stesso di riuscire a creare le condizioni per prendere una posizione comune e condivisa su quanto accaduto.
La vicenda ormai è nota: i ragazzi della cartolibreria Cusl sono stati prima aggrediti dai centri sociali e poi costretti a barricarsi nel loro locale, sotto la minaccia dell’estrema sinistra. Infine, la pubblica gogna ovvero la lista con i nomi dei titolari della libreria scritto sulle pareti della facoltà, colpevoli di aver denunciato cinque anarchici che avevano rubato 800 fotocopie. «Sì, l’elenco con le persone da colpire... Ora - continua Galbusera -, non abbiamo le fette di salame sugli occhi: questo significa che il ripetersi di comportamenti simili può riaprire una strada che abbiamo già visto in passato». E questo vale per quello che è successo in Statale ma anche per altri fatti. «Qui stiamo parlando di un gruppo stretto di persone con eccesso di militanza. La vicenda, i nomi, il comportamento: è il metodo delle prime Br. All’inizio non è stato ucciso nessuno, venivano soltanto picchiati». Il problema rimane ed è grave. Il problema, ribadisce ancora una volta il segretario della Uil Lombardia, è che questi atti devono essere repressi immediatamente per evitare poi di domandarsi il perché di una possibile degenerazione. «Sinceramente non capisco cosa intende fare l’università. Se lo stesso episodio fosse accaduto nei confronti di alcune realtà, la mobilitazione sarebbe stata immediata e forte. E giustamente. Perché fatti del genere non devono avere colore politico. Ma la reazione deve essere coerente». Come a dire: se l’indignazione si sveglia solo se ad essere colpita è la sinistra, allora non va bene. Allora sì che si commette un grave errore. «Su questo, le forze politiche, la magistratura e l’Università in primo luogo dovevano muoversi. Un tempo quando si voleva colpire in modo profondo, si distruggevano i libri, si abbattevano le statue...Insomma, quest’aggressione è avvenuta in un luogo simbolico come l’Università, la casa della cultura».
Si chiami pure latitanza, ritardo oppure indifferenza. Da parte delle istituzioni così come di alcuni organi di stampa. La sostanza, secondo Galbusera, non cambia di molto. «Chi tace si assume la responsabilità di non difendere la libertà politica. Quello che è grave è che non ci sia una reazione analoga dei democratici. Quello che colpisce è il ritardo con cui affrontiamo questa vicenda, ed è questo l’allarme».
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