Il sindacato: «Liste regionali per gli insegnanti lombardi»

La svolta «federalista» della scuola arriva poche ore prima che inizi il convegno contro la crisi. I rappresentanti della Uil incontrano il governatore della Regione, Roberto Formigoni e gli sottopongono la loro richiesta: creare una «lista regionale degli insegnanti». Un albo cioè aperto al personale docente e no, in cui chi si iscrive deve garantire di risiedere in Lombardia. È una proposta nuova ed è la prima volta che un’associazione confederale la difende e la sostiene. «Si tratta di una scelta di assoluta ragionevolezza per semplificare e velocizzare l’assegnazione dei posti, invece di fare elenchi interminabili che danneggiano soltanto l’organizzazione scolastica», spiega il segretario regionale della Uil Lombardia, Walter Galbusera. «Indipendentemente da dove sono nati, gli insegnanti si impegnano a risiedere nella nostra regione e a garantire che quel posto venga occupato. Altrimenti che trovino pure un altro impiego». Niente più pellegrinaggi di precari da una parte all’altra del Paese, trasferimenti improvvisi e lo strazio delle cattedre ballerine. Proprio come è successo un mese fa, quando l’ufficio scolastico regionale lombardo aveva chiesto quattromila insegnanti di sostegno e hanno risposto in cento. Una questione di funzionalità e di praticità, insomma: se si fanno le graduatorie regionali e si limita la domanda, ci sono buone possibilità di avere personale disponibile e così si dà un posto di lavoro ai precari. Senza dubbio, ma il punto è che la svolta federalista arriva proprio da una sigla confederale. «La richiesta di fare gli elenchi regionali è senz’altro una novità per la Lombardia ed è la prima volta che il sindacato appoggia una proposta così - continua il segretario regionale -. Abbiamo preso spunto da una riflessione di Formigoni, l’abbiamo accettata e valutata come intelligente». E se c’è qualcuno a cui non sta bene, lo dica. «Il decentramento è sentito a livello nazionale, è ovvio che tutti i provvedimenti che portano a un cambiamento, sottraggono potere. Chi è più preoccupato semmai è la struttura centrale». Di per sé - ripetono i sindacalisti - l’istituzione dell’albo regionale è un meccanismo che aiuta soltanto e migliora il funzionamento della scuola. «Siamo ancora in una fase di sperimentazione per i supplenti. Ma è chiaro che il punto di arrivo è quello di evitare il malcostume di trovare lavoro al Nord per poi essere trasferiti al Sud», continua Galbusera. Il disastro delle pubbliche amministrazioni sta proprio in questa logica malsana: assunzione, lavoro e trasferimento, con tutte le grane che comporta poi il fatto di dover rimpiazzare i posti vacanti. E quindi perché non applicare il discorso delle graduatorie anche a tutto il pubblico impiego?
«Il vero problema della scuola è che se non funziona, si depaupera il capitale umano di tutto il Paese. Di suo, l’Italia ha una preparazione professionale molto bassa e le performance dei nostri studenti sono scadenti», aggiunge Claudio Negro, segretario di Uil Milano e Lombardia. Come a dire, qualsiasi soluzione in grado di arginare questa situazione, è ben accetta e sicuramente va a migliorare e non a peggiorare lo stato attuale. Anche se si tratta di federalismo. «Perché no? Alla Uil il problema dell’istruzione e della scuola sta molto a cuore e se le istituzioni pubbliche vanno a rotoli, la conseguenza sarà che i nostri figli dovranno andare alle scuole private. Se vogliamo salvaguardarla, bisogna intervenire.

Ecco perché appoggiamo l’idea di Formigoni». Certo, siamo solo all’inizio e c’è ancora molto da fare. Ma le basi del cambiamento ci sono già tutte. «Ora si tratta di aprire un tavolo e una discussione seria con la Regione», promettono i sindacati.

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