Il sindaco di Adro, Lancini: "L’emblema è del 1600 e non si tocca"

Lei è Oscar Lancini, il famoso sindaco di Adro?
«Così dicono».
In provincia di Brescia, con la scuola sfregiata dal simbolo della Lega?
«Casomai il simbolo della Padania. Roba del 1600 quando la Lega di certo non esisteva».
Il ministro Gelmini le ha fatto mandare una lettera per toglierlo.
«Non l’ho vista. E anche se ci fosse, non credo abbia i toni di cui si dice. Il ministro, è una persona coerente e corretta. Non cambierà idea».
E quale sarebbe questa idea?
«L’ha già detto chiaro. Se il sindaco considera quello un simbolo del territorio e non di partito, non c’è nessun problema a lasciarlo sulla scuola».
Finalmente c’è anche il Tricolore.
«Non c’era solo il giorno dell’inaugurazione, quando la scuola era ancora del Comune. E c’era il gonfalone. Dal primo giorno di scuola il Tricolore c’è stato. Non scherziamo, ad Adro in passato la gente è morta per il Tricolore».
La scuola era del Comune?
«Certo. Perché nessuno si è mosso quando io ho battuto cassa alla Provincia o a Roma per costruirla? Allora nessuno si preoccupava dei bambini».
Ora l’ha costruita marchiata Lega.
«L’abbiamo costruita gratis. Anzi mettendoci noi dei soldi. Ma lo sa che Adro ha 7mila abitanti, un bilancio di 7 milioni di euro all’anno e solo la scuola è costata 7 milioni?».
Ma non le dispiace che si parli più del sole verde che di una scuola modello costruita in un anno?
«Ha ragione. Questo mi dispiace. Però io non ho violato la legge».
Lo rifarebbe?
«Sì, perché si è fatto solo un gran parlare per niente»
Si aspettava una manifestazione?
«Io mica ho tempo di andar dietro a Cgil, Rifondazione comunista e centri sociali. Tutta marmaglia».
Dica la verità, le piace la polemica. Doveva fare il pubblicitario.
«Magari sì. Ma io penso molto alle cose. E poi le faccio solo se decido che ne vale la pena e soprattutto che non violo la legge».
Tanto per sapere, quanti anni da sindaco le mancano ancora?
«Quattro. Ne vedrete delle belle».
Da grande farà il parlamentare?
«Lei è matto. Sono un sindaco di campagna. Vivo in Franciacorta dove il vino è buono, l’aria e pulita e le donne sono bellissime».
Ma Roma è caput mundi.
«A infognarmi in quel caos? No. Non mi piace la politica se è solo alzare la mano a comando. E poi io parlo dialetto, a Roma non mi capiscono».
Se dovessero costringerla a tagliere i soli verdi padania?
«Prima li devono togliere dagli edifici pubblici, dall’altare maggiore della chiesa parrocchiale, dalle sue tovaglie, da San Rocco a Torbiato, dalla sala civica che era scuola media e dal palazzo municipale che fino al 1928 era sede del palazzo municipale».
Ha un futuro da guida turistica.
«E per toglierli ci vuole anche il parere della Soprintendenza».


È vero che ha invitato il presidente della Repubblica Napolitano?
«Venga a vedere Adro. Un Paese di cui tutti siamo orgogliosi».
Ha sentito Umberto Bossi?
«Bossi è contento».

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