Il sindaco chiede aiuto al Papa e al cardinale

Per il 2008 Marta Vincenzi punta molto sulla visita del pontefice e sulle capacità di Angelo Bagnasco

(...) fin troppo freddo e calcolatore - del sindaco c’è l’idea di una sfida su cui impostare lo sviluppo di Genova, ma anche da esportare, possibilmente, a livello nazionale. In nome, innanzi tutto, della «riconsiderazione delle alleanze».
E se a qualcuno, oibò, a questo punto par di sentire resuscitare il revisionismo storico, croce e delizia della sinistra del secolo scorso, è bene che si ravveda subito: Marta intende ben altro. E lo spiega - o meglio, tenta di spiegarlo - nel corso della conferenza stampa di fine anno, modello-primo ministro in carica, con accompagnamento di dossier di 33 pagine fitte.
Non si tratta, precisa il sindaco, di rovesciare l’attuale maggioranza di centrosinistra, «che funziona benissimo e in piena concordanza di vedute, in consiglio comunale e perfino in commissione», allargando la ricerca del consenso in altre direzioni, dove staziona l’opposizione.
«Del resto, su alcuni temi fondamentali - aggiunge il sindaco, che ha a fianco il vice Paolo Pissarello e il cardinale Mazzarino, alias Stefano Francesca - questa condivisione, e quindi questo allargamento della maggioranza si sono già verificati, ed è un fatto molto positivo». Il riformismo secondo Marta dovrebbe contribuire soprattutto a realizzare le politiche di sviluppo «uscendo dai soliti schemi» di cui, sembra di capire, è prigioniera la stessa sinistra locale e nazionale. Tanto più necessario, questo salto di qualità, in presenza di una città come «Genova che ha notevoli potenzialità, ma è anche declinante, o almeno non in ascesa».
Il sindaco indica allora la strada, anzi le tre strade per uscire dalle secche della stagnazione: il sostegno ai servizi sociali, da affrontare con una politica che, «pur mantenendo inalterati gli obiettivi, rovesci completamente il metodo per raggiungerli» (per essere chiari: meno risorse meglio distribuite); il progetto per rendere la città più accogliente, attrattiva, mettendo a sistema una programmazione razionale che vada oltre i pochi eventi straordinari; e infine, la scommessa più esaltante e difficile, quella per «una città che non rinuncia, ma decide in prospettiva, una città che o ritrova un filone di sviluppo forte, o non ce la fa più, per i prossimi venti o trent’anni».
È qui che, secondo Marta Vincenzi si innesta il discorso porto, Urban lab, riqualificazione del fronte mare e urbana, e quanto questo comporta in termini di crescita complessiva, economica e sociale insieme. «Il porto, in questo senso - aggiunge il primo cittadino di Genova - è la madre di tutte le battaglie». E a seconda di come va a finire la vicenda-presidente dell’Autorità portuale si potrà vedere più chiaro anche nel futuro della città.
Marta Vincenzi è lapidaria, e disegna tre scenari alternativi, che sono altrettanti modelli di sviluppo non solo dello scalo, ma dell’intero territorio: il primo - spiega la professoressa prestata a tempo indeterminato alla politica - è il modello che possiamo definire come «a noi che siamo seduti a tavola va tutto bene così, e per altri commensali non c’è più posto»; il secondo modello è quello che chiamo «Montecarlo», in quanto si fonda sull’idea del puro business, dello sviluppo immobiliare e della nautica da diporto, non dice che il porto tradizionale è morto, ma sostanzialmente se ne frega; il terzo è il modello del porto come fabbrica, come fucina di lavoro e sviluppo, come punto di riferimento del saper fare, che può creare risorse, posti di lavoro e integrarsi con la città. Il sindaco riconosce che «quest’ultima è la posizione minoritaria, anche se è l’unica che può garantire il futuro».
Non dice invece, Marta Vincenzi, se ai tre modelli di sviluppo si devono rispettivamente associare i candidati. Lo fanno altri: Mario Margini garantirebbe il primo, in nome dello status quo, Luigi Merlo il secondo (il business sopra tutto), il veneziano Paolo Costa, invece, porterebbe - porterà! - il sol dell’avvenire. Non per niente è il candidato sponsorizzato da Marta.


A proposito di futuro: resta il tempo, al sindaco, per annunciare il «2008, anno della responsabilità», in cui, fra l’altro, ci sarà modo di intensificare il dialogo interculturale, ed esplorare in particolare la sintesi far città, cultura e religione, «utilizzando al meglio - sottolinea bonariamente il capo della giunta comunale - la capacità del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, nonché a maggio la visita del Papa». Ecco, questo sì che è il riformismo su cui tutti possono davvero concordare: di fronte a certi scenari, per lo sviluppo di Genova sono più che mai indispensabili le benedizioni.

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