Alessia Marani
Tre cortei, decine di migliaia di manifestanti scesi in piazza, carabinieri e poliziotti schierati in tenuta antisommossa, il summit dei premi Nobel in Campidoglio, vigili «impazziti», residenti e automobilisti furiosi: non poteva esserci venerdì 17 peggiore per Roma e i romani. Con lo sciopero dei mezzi pubblici in serata (niente bus della Tevere Tpl dalle 20,30) e il centro paralizzato per tutta la mattinata, ieri, è andato in scena il «martirio» dei romani. Già perché di cittadini «abituati a soffrire» ha parlato come se nulla fosse il comandante dei «pizzardoni» capitolini, Giovanni Catanzaro; di «grande prova di disponibilità e di sopportazione» ha detto, ecumenico, il sindaco Walter Veltroni. Insomma, come si dice a Roma, «cornuti e mazziati». Ne sa qualcosa il prefetto Achille Serra che, senza troppo pensarci su, ha dato lok allo svolgimento in contemporanea di ben tre cortei che hanno attraversato il cuore della città mandando in tilt circolazione pubblica e privata in un giorno feriale, vale a dire in cui centinaia di migliaia di persone raggiungono il centro dalle periferie per lavoro, in cui ragazzi e bambini vanno a scuola.
Nella prima mattinata si danno appuntamento gli studenti provinciali e universitari dal Policlinico a Porta Pia; qui li attendono i Cobas in rivolta contro il governo Prodi e la sua Finanziaria colpevoli di foraggiare precariato e incertezza nei lavoratori. Direzione: piazza Barberini. Infine, da piazza della Bocca della Verità, a Sud, sono pronti a partire gli aderenti a Cgil, Cisl e Uil - in testa il segretario di rifondazione Comunista, Franco Giordano - per sfilare fino a piazza Navona. Ce lhanno sempre col «Professore», protestano per i tagli alla Scuola, allUniversità e alla Ricerca. Uno striscione recita: «Perché il sapere non è una merce e la precarietà non è uno stile di vita. 17 novembre 2006, buoni con i buoni, cattivi con i cattivi». Ma chi sono i buoni e chi i cattivi? Poco conta. La città è nel caos. I «pizzardoni» fanno «cordone» attorno a piazza Venezia: «Non si passa. Tornate indietro». Il permesso per la Ztl? «Oggi non conta, qui è tutto bloccato. Cè una manifestazione. Indietro». Qualche motorino prova a passare a motore spento. Qualcuno ce la fa, altri vengono richiamati. È tutto chiuso anche allimbocco di via IV Novembre, in via Nazionale. Non si passa per via del Corso, gli uomini dei reparti mobili di polizia e Arma piazzano i blindati allinizio di ogni vicolo, lobiettivo è evitare che i manifestanti sfondino le «righe» e raggiungano palazzo Chigi. Off-limits via del Tritone, non si passa per il traforo di via Milano, il lungotevere nel frattempo diviene un imbuto infernale di lamiere e motorini e dal Muro Torto è impossibile scendere per via Veneto. Il Tridente è tagliato fuori dal resto della città, piazza di Spagna isolata. Su via Tomacelli restano fermi taxi e autobus. I passeggeri scendono dai mezzi, proseguono a piedi, esasperati: «Lavoro in via Gregoriana - dice Marisa, impiegata -, sono uscita di casa alle 8,20. Ora sono le undici e ancora non riesco ad arrivare al lavoro. Un inferno». Un gruppetto di manifestanti cerca di «sfondare» a piazza Barberini. Gli agenti si lanciano in una carica di alleggerimento da via del Tritone. Scene di guerriglia urbana, per fortuna nessuno rimane ferito e dopo un po il corteo indietreggia, il viso rivolto ai poliziotti. «Un venerdì nero per la viabilità romana. Va bene manifestare, ma non a discapito dei cittadini - afferma il presidente Codacons Carlo Rienzi -. Autorizzare tre cortei in contemporanea è una follia dai prevedibili effetti, che ha bloccato la città causando danni evidenti agli automobilisti, per ore bloccati in fila sulle strade, e ai cittadini tutti.
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