Luca Telese
da Roma
«Ma ti rendi conto? Noi non ceravamo nemmeno tutti, e loro sono andati sotto lo stesso. Pazzesco, eh, eh, eh... Sono proprio al fondo del barile... ». Lino Jannuzzi, decano azzurro, seduto nel suo posto fisso Da Fortunato, al Pantheon, ieri commentava così il ko della maggioranza a Palazzo Madama. E il vacillare dei numeri al Senato è ormai la prima emergenza nellagenda di Romano Prodi a Palazzo Chigi. Da settimane, ormai, in tutti i retroscena, affiorano le frasi con cui Silvio Berlusconi parla di un imminente, possibile passaggio di ben quattro senatori allopposizione: verità? Propaganda? Guerriglia psicologica? Qualunque sia la risposta il secondo effetto è stato comunque garantito, al punto che è iniziata la caccia alluomo, tra i senatori in bilico. Certo, Romano Prodi, nella sua celebre presentazione alla libreria Bibli, il suo messaggio alla propria maggioranza lo ha lanciato mercoledì scorso: «Chi vuole la politica dei sì si prenda un altro presidente, non sono un uomo per tutte le stagioni». Una risposta ai segretari di partito di Ds e Margherita che gli chiedevano di aprire - con una espressione meravigliosa, la stessa che preparò la sua defenestrazione del 98 - una «fase due». Ma di abbandonare la «fase uno», non vuole sentir nemmeno parlare il leader di Rifondazione, Franco Giordano: «Romano deve scegliere: o noi, o la Confindustria»
Così i numeri di Palazzo Madama sono tornati la chiave di tutto, e ha ovviamente fatto clamore, forse più di quello che si poteva immaginare, laddio del pidicino (nel senso del Pdci) Fernando Rossi, ennesimo ribelle in fuga «da sinistra», che ha reso noto da pochi giorni il suo addio alla maggioranza. La prima risposta a questa emergenza è stata, per così dire «tecnica»: e così ieri il Senato ha finalmente votato le dimissioni del sottosegretario della Margherita Roberto Pinza (151 sì, 142 no), uno dei viceministri che continuavano a far mancare voti per via del doppio incarico, e dellimpossibilità di garantire la propria presenza in aula. Ma sono molti ancora i colleghi che continuano a godere del doppio mandato e a indebolire le fila dellUnione.
Il secondo problema è invece politico. Tutti ormai nel centrosinistra si pongono lobiettivo di «allargare la maggioranza». Già, ma in che direzione? Il primo obiettivo di espansione possibile potrebbe essere la neonata «Italia di mezzo» folliniana. Ma con un magro bottino di voti al Senato, visto che lunico parlamentare di cui dispone il neonato movimento è Marco Follini (e con difficile esito, se è vero che Follini dice di voler rimanere al di sopra dei poli). Qualunque altro allargamento creerebbe un terremoto e una frattura a sinistra. Da mesi su Liberazione, la condirettora Rina Gagliardi conduce un piccola campagna stampa per lanciare lallarme: «Vogliono fare un inciucio centrista e mettere fuori gioco Rifondazione». E spiega che ci sono già «coloriti scenari primaverili, nei quali il governo Prodi cadeva, avanzava il governo Marini, la sinistra radicale veniva messa nellangolo... ».
Anche queste solo chiacchiere? Secondo lesponente di Rifondazione niente affatto: «Lidea di liberarsi di Prodi comincia a farsi strada, ovvero è una tentazione che si affaccia allinterno delle componenti della maggioranza. Non è ancora un piano organizzato, non è un complotto, non è un disegno chiaro e definito nei tempi e nelle alleanze, ma la suggestione cè, eccome».
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