Sinistra spietata sul reporter ucciso

A sinistra, per una polemica contro i «fascisti», c’è sempre tempo e spazio. Anche quando si parla di commemorare un giornalista ucciso mentre faceva il suo lavoro. Era il 19 maggio 1987 quando, in Mozambico, veniva ucciso Almerigo Grilz, il primo reporter italiano, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, a morire in uno scenario di guerra. Oggi, ventitré anni dopo, la Provincia di Pordenone gli ha intitolato la propria saletta stampa. «Grilz è stato un esempio di giornalismo vero e impavido, ma il suo trascorso politico (nell’Msi, ndr) gli costò la totale cancellazione dal novero dei giornalisti meritevoli di essere ricordati» ha commentato sabato scorso il presidente della Provincia, il Pdl Alessandro Ciriani, all’inaugurazione della saletta.

L’aula alla fine è stata infatti dedicata a Grilz nonostante l’opposizione di alcuni giornalisti locali che, spalleggiati dai consiglieri Pd, avevano chiesto che sulla targa venissero ricordati tutti i giornalisti pordenonesi. E non quelli morti in guerra, sul fronte dell’informazione, ma per incidenti stradali o cause naturali.

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