Milano «Ha fatto bene la gente che non si è spaventata ed è rimasta in casa - dice Enzo Boschi, presidente dellIstituto nazionale di geofisica e vulcanologia - e per due ordini di motivi. Il primo è che si è trattato di un sisma di modesta entità, relativamente parlando. Il secondo è che lepicentro è stato in Emilia, cioè in una zona dove le case si costruiscono come Dio comanda. Quando arriva un terremoto se le case crollano la colpa di solito non è del terremoto ma delle case fatte male».
Il sisma sarà stato anche modesto, ma il professor Boschi le conseguenze le ha pagate ugualmente in prima persona: bloccato, come migliaia di altri viaggiatori, a bordo di un treno fermato dallinterruzione della linea ferroviaria. Dal suo vagone nella pianura padana, Boschi spiega come e perché con eventi di questo genere si debba abituarsi a convivere senza patemi.
«Tutto avviene perché cè una catena montuosa, ovvero lAppennino, che attraversa il paese. La catena montuosa non è soggetto statico ma dinamico: esiste perché sotto di lei gli strati profondi della Terra continuano a muoversi. Così ogni tanto la crosta terrestre si spacca. Se questo accade a 150 chilometri di profondità se ne accorgono solo i nostri strumenti. Se accade più in superficie se ne accorgono tutti».
Stavolta la spaccatura dovera?
«Circa venticinque chilometri sotto di noi, e questo spiega i danni ridotti. Gli eventi gravi arrivano quando la spaccatura è a meno di dieci chilometri. Un terremoto dalle conseguenze pesanti come quello in Umbria fu il frutto di una spaccatura avvenuta a soli cinque-sei chilometri di profondità. In genere, si può dire che a nord dellAppennino gli eventi sono meno gravi che a sud».
Come mai?
«Non si sa. È così e basta».
È finita o in questi giorni si ballerà ancora?
«Queste scosse è improbabile che arrivino isolate. Nei prossimi giorni dobbiamo aspettarci altri segnali ma credo che saranno così lievi che se ne accorgeranno solo gli strumenti».
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