Roma

Soleri, l’architettura come utopia

Tre luoghi diversi celebrano il progettista italiano che negli States ha «inventato» una città ecologica

Laura Gigliotti

Molto noto negli Stati Uniti dove vive da oltre cinquant’anni, Paolo Soleri, classe 1919, architetto, urbanista, filosofo, riceve il primo grande omaggio in patria, dopo il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia del 2000. Una mostra riassuntiva di tutta la sua produzione distribuita in tre sedi diverse: l’Istituto Nazionale della Grafica, il MAXXI e dal 15 ottobre la Casa dell’Architettura.
Se i disegni giovanili esposti a pianterreno di Palazzo Poli sono di dimensione ragguardevole, nelle sale del secondo piano e in Sala Dante, dove sono appesi con magneti, esplodono, superando i venti metri di lunghezza. Realizzati su rotoli di carta da imballaggio rappresentano città ideali, case che si aprono sulla natura, con sistemi energetici puliti e fonti rinnovabili. Concetti pionieristici che Soleri proponeva più di trent’anni fa. È questa la modernità di Soleri «un architetto sul filone del grande utopismo ottocentesco, che associa al disegno idee etiche, morali», dice Pio Baldi che nota la grande attualità della sua ricerca sulla separazione dei percorsi e di flussi, sul risparmio energetico, del territorio, dei materiali. Dopo la laurea al Politecnico di Torino, Soleri nel ’46 è a New York, quindi a Taliesin a fianco Frank Lloyd Wright collabora con Mark Mills all’ideazione di una casa ideale. Allora progetta il primo ponte The Beast e realizza su commissione della futura suocera, a Cave Creek la Dome House. Nel ’50 torna in Italia e a Vietri sul Mare lascia il suo capolavoro, unica opera in Italia, la Fabbrica di ceramica artistica Solimene, che sta per essere vincolata dai Beni Culturali. Tornato in America, in Arizona si concentra sulla produzione di ceramiche artistiche e inizia a riflettere sul concetto di città dando avvio al laboratorio urbano di Cosanti, quindi su un terreno acquistato nel ’68 e sulla base di un progetto elaborato nel ’69 nel volume Arcology pubblicato dal MIT, all’avventurosa costruzione di Arcosanti, una ecocittà che cerca di conciliare sviluppo e rispetto della natura, che cresce col lavoro dei volontari e si autofinanzia con la vendita di windbells, le campane create dallo stesso Soleri. «Roma è fantastica», dice Soleri che sta per andare in Cina per presentare le sue città «lineari che risparmiano territorio e sfruttano le energie rinnovabil»i.
La mostra romana presenta per la prima volta una selezione della sterminata opera grafica e visionaria di Soleri, Dalla tesi di laurea al primo ponte, alle «Arizonian House», case per l’uomo nel deserto, ai progetti per il politecnico e la biblioteca di Torino. Oltre le tavole a colori originali della fabbrica Solimene con i «potenziali cosmici» per catturare l’energia e fare dell’abitare «una macchina per vivere», sono dedicati a Vietri altri studi, rimasti sulla carta. Fra cui una residenza-villaggio a mezza costa per sé, familiari ed amici, la Sciuscella, in cui si attuava pienamente il rapporto uomo-natura. Fu realizzato invece l'edificio in cui Soleri abitava, poi inglobato in un'altra costruzione.
Ad assicurare la fama internazionale a Soleri sono state però le iniziative americane. Se nei ponti, «polifunzionali e multilivello» e nelle dighe, «non solo riserva d’acqua ma insediamento abitativo», già si manifestano i suoi tratti innovativi, è nel progetto di Mesa City (’50-’64), una città biotecnica e futuribile che si esprime tutta la sua forza fantastica. E precorrendo i tempi Soleri prefigura la coesistenza di templi di varie religioni.
Palazzo Fontana di Trevi, via Poli 54, tel.06-699801. Maxxi, via Guido Reni 2, tel. 06-3210181. Casa dell’Architettura, piazza Fanti 47, tel. 06-97604513. Orario: 10-19, lunedì chiuso.

Fino all’8 gennaio 2006.

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