La solitudine del leader: i media non gli credono più

Gianfranco Fini e la casa di Montecarlo sbancano tutte le prime pagine. Perfino su Repubblica: notizia nella notizia. Perché, come ammette Enrico Mentana intervistato dall’Unità, «che Repubblica ci abbia messo dieci giorni a parlare della casa a Tulliani è impressionante». Ovviamente il giornale di Ezio Mauro ne parla a modo suo: con un editoriale ancora più imbarazzante della nota domenicale del presidente della Camera e con la cronaca del dì di festa trascorso da Fini con la sua nuova famiglia al mare di Ansedonia.
«Un incubo», vi si legge. La terza carica dello Stato è dipinta come ancora sorpreso, sconcertato, vittima incredula dei maneggi altrui. «Per la seconda volta hanno carpito la mia buona fede». «Giancarlo mi ha preso in giro». Si raccontano le «telefonate drammatiche e burrascose» con il cognato, e le urla finiane, e i suoi dubbi che «troveranno una risposta tra 20 giorni, quando Tulliani tornerà in Italia». Sembra di vederlo il gelido Gianfranco, abbronzato e infuriato per non poter esplorare i fondali tirrenici, sbraitare al cellulare e poi placarsi aspettando tranquillo la fine del mese e le esaurienti parole del cognato.
Ma Repubblica è l’unico quotidiano che non molla il leader della nuova fronda antiberlusconiana, dopo averlo coccolato come insperata stampella del centrosinistra. Per il resto, la virata è evidente: e il lunedì non escono tre quotidiani (Libero, il Fatto e il Riformista) che tra i primi avevano seguito il Giornale nell’approfondire lo scandalo.
Il Corriere della Sera, che pure l’aveva corteggiato in vista del progetto «terzo polo», ha abbandonato Fini al suo destino già da qualche giorno. Ieri le pagine 2 e 3 erano interamente dedicate al «caso Tulliani», con quattro giornalisti in campo a scavare nelle vicende del «fratello ingombrante» più il numero due della testata che sigla un secondo commento ancor più corrosivo di quello di domenica.
«La ricostruzione del presidente della Camera non chiarisce i dubbi sugli aspetti misteriosi della vicenda. Anzi fa emergere qualche nuovo sospetto imbarazzante», scrive il condirettore del Corriere Luciano Fontana, che disapprova il mutismo del senatore Pontone e dello stesso Tulliani: «Forse è venuto il momento che anche lui dia i chiarimenti necessari» perché «i suoi silenzi non possono che alimentare la campagna di ostilità politica denunciata dal presidente della Camera».
Di «punti da chiarire» parlano tutti i giornali. Il Messaggero definisce «spiegazione quanto meno sbrigativa» quella della sorpresa finiana nell’apprendere che il cognato sverna in Costa Azzurra, e affonda sul versante investigativo: «I pm a caccia di chi stabilì il prezzo». La Stampa dà rilievo al ministro La Russa: «Gianfranco non mi convince, ero all’oscuro dell’immobile pur essendo il reggente del partito».
Mario Sechi, direttore del Tempo, spiega perché le otto risposte di Fini sono un «boomerang». Si fa sentire anche Enrico Mentana, ex direttore del Tg5 da poco alla guida del tg La7. «La strada maestra è sempre la stessa: dare le notizie - sentenzia Chicco «Mitraglia» sull’Unità - ed è una notizia se il cognato di Fini abita nella casa lasciata in eredità ad An. Se la cognata di Bersani abitasse a Montecarlo in una casa che una ricca ereditiera avesse lasciato ai Ds, verrebbe giù il Nazareno...».
E c’è spazio anche per i rimpianti tristanzuoli di Giuliano Ferrara, che a lungo ha invitato il Cavaliere a non rompere con il co-fondatore del Pdl. Sul Foglio di ieri, sotto un’ampia ricostruzione, riconosce che l’appartamento monegasco è «spuntato in circostanze moralmente dubbie»: «La notizia è ben trovata, la campagna ha sfondato, forse Fini si dovrà dimettere, l’anatra comunque zoppica e con lei zoppica tutta la campagna di beatificazione in vita dello sfidante e del dissenziente orchestrata in nome della rottura con il Cav. dalla stampa liberal».

Tutto ciò amareggia l’Elefantino: «Se altrove qualcuno nelle classi dirigenti ogni tanto pesta una cacca, da noi prevale la logica del ventilatore e lo schizzo sporcificante non risparmia praticamente nessuno. Da noi la spazzatura tende ormai da anni a esaurire la politica in un delirante ballo universale sulla piazza di Sputtanopoli».

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