Sono notizie come questa che noi uomini vorremmo sempre leggere. E sono università come questa, la prestigiosissima e autorevolissima London School of Economics, che vorremmo sempre sostenere con fondi pubblici e privati, nella speranza un giorno di iscriverci i nostri figli e i nostri nipoti. Gente serissima, questa del Regno Unito. Gente capace di condurre ricerche avanzate e di partorire scoperte davvero rivoluzionarie. Ma quale penicillina, ma quale telegrafo. Di più. Completamente ribaltato lunico dogma che il genere umano non ha mai osato discutere. È con sacrosanta commozione che possiamo accogliere lo sconvolgente annuncio: non è lei che tiene in piedi la casa, la famiglia, il mondo. Ci sono le prove scientifiche: è lui. Sì, siamo noi, i maschi accusati da sempre di pensare soltanto a fare la guerra, a fare lamore e a fare reddito. Poi, una volta a casa, piedi sul tavolo e via a rimorchio della poveretta, questa specie di santa, di eroe e di martire che magari non fa la guerra, ma fa la moglie, lamante, la madre, la sguattera, la baby-sitter, la cuoca, la governante. Sempre a tempo perso, perché per otto ore lavora in fabbrica o in ufficio.
Basta, è finita. Tutto ciarpame da sottocultura. Leggende e luoghi comuni. Calunnie e diffamazioni. La ricerca della «London School» spadella risultati indiscutibili: fra le mura di casa, luomo si dà molto più da fare della donna, spesso anche meglio, comunque più e meglio di quanto racconti in giro lei. Lo sappiamo bene come ci presentano in pubblico: una sottospecie di invertebrati, amorfi e debosciati, per giunta anche maleodoranti perché ci laviamo poco e non cambiamo le calze. Questi saremmo noi nelle favole che si tramandano di madre in figlia, con dovizia di particolari agghiaccianti e di aneddoti spaventosi sulla nostra disumana propensione a spargere briciole sotto al tavolo e a irrorare lasse del water.
Parla la scienza, una volta per tutte. È certificato che loro, quelle con la giornata di 28 ore, divise in occupazioni plurime, ci battono soltanto in un esercizio: il lamento. Casualmente, spiegano gli impareggiabili ricercatori inglesi, lei tende subito a ridurre lorario di lavoro o a lasciarlo del tutto non appena si riproduce. Lui, invece, in caso di grandi cambiamenti, come larrivo di un figlio o la perdita del posto, si attrezza subito e moltiplica gli sforzi per portare soldi a casa.
«Questi dati - spiega la dottoressa Catherine Hakim, e sottolineo dottoressa - ribaltano la radicata teoria secondo la quale le donne faticano in modo eccessivamente sproporzionato, tra casa e ufficio, rispetto agli uomini. La storica lamentela femminista sugli uomini che non fanno la loro parte tra le mura domestiche è sovvertita dalla realtà: gli uomini fanno molto più di quello che ci si aspetterebbe da loro». Inchinandomi alla relazione scientifica, mi permetto di aggiungere soltanto un piccolo dettaglio: gli uomini lo fanno pure da signori, senza metterla giù dura, senza spandere in pubblico, con umiltà e discrezione. Vogliamo dire della modestia loro? Basta sentirle quando si confrontano sui tempi, sui modi, sui compiti, sui ruoli. Sembrano tutte Nembo Kid. Nemmeno il buongusto di lasciarlo dire agli altri. Megalomani.
Per rispetto della verità, va riportato che sulla memorabile ricerca cè anche il commento di una certa Justine Roberts, fondatrice del famoso sito «Mumsnet», dedicato alle mamme: «Per quanto se ne dica, sono ancora le madri lavoratrici ad assumersi quasi interamente la responsabilità di mandare avanti la casa e di crescere i figli».
Siamo già alle reazioni scomposte. Schiattano di rabbia, non controllano i nervi. Ma ormai hanno chiuso. Tramonta il mito della superdonna, costretta pure a fare la badante allo smidollato piagnone che la sera torna dal lavoro. La ricerca è indiscutibile: confrontando uomini e donne con un impiego e una famiglia, risulta che uomini e donne lavorano mediamente lo stesso numero di ore. Le cifre confortano finalmente la realtà.
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