Sophia e Brigitte Bardot i due miti opposti hanno 80 anni

La Loren verace, carnale e poi bruscamente imborghesita. La Bardot trasgressiva, hipie, animalista, fedele a se stessa: ecco i volti di due miti intramontabili

Sophia e Brigitte Bardot i due miti opposti hanno 80 anni

Quando Dio creò la donna ne sbagliò il nome di battesimo. Eva era facile, di immediata pronuncia e lettura, ma Brigitte o Sofia avrebbe reso meglio l'idea iniziale sulla nascita del mondo. E della femmina.

Le donne non hanno età, dunque non è vero che Sofia, poi Sophia, Villani Scicolone, poi Lazzaro e infine Loren, oggi celebri i suoi ottanta anni.

Non è nemmeno vero che Brigitte Anne Marie Bardot (le iniziali fanno BAMB, bambola, boom , guarda il destino) vada, pure lei, agli ottanta tra otto giorni.

Osservarle oggi, dopo averle sognate, sbirciate, desiderate per tutta la vita loro e nostra, non è bello, non rende onore al mito, alla loro (...)

(...) bellezza, al loro fascino.

Donne diverse, per nascita, non soltanto geografica, femmine uguali per la capacità di acciuffare noi maschi allupati di sempre, una volta nella sala fumosa di un cinematografo o, un'altra, sfogliando le pagine di un fotoromanzo o rotocalco; le immagini della Bardot e della Loren erano miraggi, isole del tesoro per noi naufraghi di esistenze ordinarie, alla ricerca del sesso nemmeno perduto ma immaginato.

La Bardot è stata ed è ancora «due consonanti uguali», BB; due lettere profumate di Francia e di notti d'amore, è la donna che vorresti rubare sempre.

Sofia è la mamma, l'amante, la moglie di cento, mille, milioni di esseri che l'hanno vista popolana e signora, figlia di Napoli e di un'Italia con le cicatrici della guerra maledetta e persa. Le sue lacrime hanno graffiato gli stessi cuori che erano caldi per le sue cosce e i suoi seni. Così Brigitte ha saputo sconvolgere famiglie normali soltanto con un sospiro, con un colpo di vento sui suoi belli capelli, schiuma bionda, dorata.

Sofia ha vinto tutto quello che un'attrice grande e grandiosa avrebbe potuto ottenere, 2 Oscar, 1 Golden Globe, 1 Leone d'oro, una Palma d'oro, 6 David di Donatello, 1 Bafta. Brigitte non ce l'ha mai fatta, ha conquistato più uomini di trofei cinematografici, limitandosi a 1 David di Donatello. Si è ritirata a la Madrague, oltre Saint Tropez, l'ombelico del mondo, detto jet set , dei favolosi Anni Sessanta e Settanta, là dove nacque il bikini e Brigitte era il bikini, là dove nacquero le notti di champagne e di sesso, e Brigitte era champagne e sesso.

C'è una fotografia, in bianco e nero, che ritrae la Bardot mentre attraversa di corsa un vicolo di Saint Tropez, indossa sandali, porta hot pants e una camicia dello stesso colore, tenuta in vita da una cintura e aperta sul petto, sembra fuggire a un flic panzuto e baffuto che la guarda voglioso e stupito, alle sue spalle una Renault non trova spazio e un gruppetto di turisti e curiosi assiste al passaggio veloce della tigre.

È Brigitte nella sua esistenza, capriccio e dannazione, una somma di piaceri prima del trasloco ad una vita diversa, opposta, dedita agli animali che, a differenza degli uomini, non tradiscono l'amore, l'affetto, la fedeltà. Qui BB ha costruito altri film, senza pellicola, battendosi da destra nel Paese della rivoluzione sessantottesca, dunque restando ai margini della presse people ( presse pipòl come pronunciano e definiscono la stampa scandalistica) e lontano dai filosofi che tutto sanno ma nulla cambiano. Brigitte, detto così, da francese pura e dura, se ne fotte degli anni che hanno sfigurato quella fotografia e il resto della sua bellezza felina. Non partecipa, non invita, non annuncia e, soprattutto, non commenta quel passato suo fastoso e festoso, quasi non riconoscendolo.

Sofia, di contro, resiste al trascorrere di stagioni e di film e di vita. Ha cura del suo essere e del suo esistere, come se si trovasse ancora sul set, più abbagliante, lei, dei riflettori di scena.

Va a Hollywood a premiare «Robertooo!», sfila nei programmi televisivi, non ha dimenticato Pozzuoli, Napoli, l'Italia pur avendola tradita altrove dopo esserne stata tradita lei, con il gabbio del carcere femminile di Caserta, diciassette giorni dietro le sbarre, evasione fiscale, scrisse il giudice, miseramente sconfessato, trentuno anni dopo, dalla Cassazione.

Tradimento è un sostantivo che, in verità, non le appartiene affatto, mille l'hanno desiderata, ma Carlo Ponti l'ha amata in esclusiva, forse da sempre, fiaba vera tra mille racconti fasulli.

Brigitte e Sofia mai hanno avuto la sorte di lavorare per Federico Fellini (in Tre passi nel delirio , film a episodi con la regia di Vadim-Fellini-Malle, BB venne diretta da Louis Malle).

Strano il destino e strana l'analogia per il maestro riminese che delle donne fu «regista e sceneggiatore» non soltanto nel cinema. Di Sofia, al riguardo, esiste una maestosa fotografia in bianco e nero: lei apre il sorriso, piegando indietro la testa, tenendo stretta al petto la borsa di coccodrillo, mentre al suo fianco, seduti su un muretto, Marcello Mastroianni trova l'abbraccio di Federico Fellini che volge lo sguardo altrove. Fellini e Mastroianni erano impegnati in Otto e ½. La diva è comunque distante e superiore ai due mostri e maestri sacri.

Il mese di settembre porta le luci dolci dell'autunno, il profumo dei boschi, i malinconici tramonti su spiagge finalmente silenziose. Settembre è il mese di Sofia e di Brigitte, femmine senza tempo, artiste di cinema e di vita, piaceri nascosti di generazioni venute dalla guerra, alla ricerca di una vita nuova, di una liberazione da tutto.

Celebrarle per un anniversario è un onore per chi quegli anni ha potuto vivere, da spettatore, osservandole muoversi come in un sogno, disegnandone le forme, intuendone il respiro, sfiorando una loro fotografia, temendo di diventare ciechi, come ci mormorava il parroco in confessionale. La vista si è conservata tale permettendoci di vedere e sognare ancora BB e Sofia.

La loro didascalia è il titolo di un film: Ieri, oggi, domani .

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