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«Sotto i razzi faremmo tutti come Israele» Il ministro della Difesa sul Medioriente: «La sinistra antisionista dimentica che Hamas ha rotto la tregua» «Giusto proporre il nostro Paese come sede di dialogo. Ma è difficile usare la diplomazia con gli

RomaMinistro La Russa, l’Italia è pronta a un eventuale invio di uomini nella Striscia di Gaza qualora l’Onu decidesse di intervenire in Medio Oriente con una forza internazionale di interposizione?
«Sono decisioni che appartengono ai governi. Posso dire che dal punto di vista tecnico e militare non ci sono problemi, i nostri soldati hanno apprezzamento ovunque. Dal punto di vista politico, non spetta a me prendere decisioni di questo tipo, ma non mi sembra che in questo momento ci siano segnali, ipotesi di invio di truppe internazionali, almeno nel contesto attuale di non cessate il fuoco».
È questo il momento della diplomazia e basta?
«Un intervento prima del cessate il fuoco è una decisione che non spetta al ministro della Difesa ma agli organismi internazionali. Il ministero in questo caso è un semplice esecutore. I nostri uomini sono in grado di fare qualunque cosa. È un problema di opportunità e di scelta».
Come valuta la reazione italiana al conflitto? Ci sono molte critiche al governo per una posizione giudicata troppo filoisraeliana e manifestazioni in cui si bruciano bandiere di Israele.
«Mi sembra grave che alcune formazioni politiche di sinistra partecipino a manifestazioni contro Israele che hanno portato a bruciare vessilli. È una pratica che ho sempre condannato. Anche quando l’Unione Sovietica invadeva l’Ungheria non ricordo bandiere russe bruciate da noi ragazzi che avevamo diritto di manifestare per la libertà di quei popoli. Questa manifestazione di antiamericanismo e antisraelismo è un’offesa anche agli italiani, per un accostamento di quei simboli alla bandiera italiana».
Invece proprio l’Italia potrebbe essere il luogo del dialogo tra Israele e Palestina anche per la contemporanea presidenza G8. È ambizioso proporlo come ha fatto il ministro Frattini?
«Noi siamo sempre stati il terreno del dialogo naturale tra israeliani e palestinesi. Certo è che finché ci saranno estremisti palestinesi che rifiutano l’idea che Israele debba avere la sua esistenza e rifiutano di cancellare dai loro propositi di uccidere più israeliani possibile, l’azione diplomatica è dura».
Crede che la mediazione italiana sarebbe stimata da entrambe le parti, nonostante la vicinanza dichiarata di questo governo a Tel Aviv?
«Il nostro contingente in Libano che si frappone tra israeliani e palestinesi ha l’apprezzamento degli uni e degli altri, me lo conferma sempre il generale Graziano. Il nostro obbiettivo è la libertà e la serenità di Israele e uno Stato indipendente per i palestinesi. Il presupposto però è che entrambi accettino il punto finale, la coesistenza equilibrata. Alcuni gruppi terroristici palestinesi non accettano questo punto finale. Chi ha rotto la tregua è stata Hamas con i razzi. Mi chiedo cosa succederebbe se nelle nostre città piovessero razzi. Una risposta armata sarebbe invocata».
Isolare Hamas è necessario?
«I primi nemici della possibilità di dare uno Stato ai palestinesi sono coloro che rifiutano che Israele possa esistere, coloro che pensano che uccidere un ebreo per il fatto che sia ebreo sia una cosa giusta. Sono i primi nemici della soluzione diplomatica».
Veltroni vi accusa di non aver chiesto il cessate il fuoco.
«Ma certo che lo chiediamo e lo abbiamo chiesto. Lo hanno fatto anche le commissioni esteri riunite, chiedendo il rispetto dell’incolumità dei civili. Nel caso del conflitto in corso bisogna sottolineare però che civili palestinesi vengono spesso usati come scudo».
Quindi cosa risponde a Veltroni?
«Chiediamo il cessato il fuoco, vogliamo il cessate il fuoco, ma comprendiamo le ragioni che hanno spinto Israele a non soggiacere al lancio di razzi. Non si può non parlare delle responsabilità di Hamas, e non capire la situazione di pericolo di uno Stato in cui piovono razzi. Ha fatto bene il ministro Frattini a porre l’eventualità dell’Italia come sede del dialogo, indice della nostra volontà di trovare una soluzione pacifica al conflitto che contrappone due popoli, una soluzione che gli estremisti stanno rendendo irrisolvibile da molti anni».
Cosa pensa delle contrapposizioni europee?
«Anche nella Ue l’Italia si pone come punto di mediazione. Si può porre come voce mediana convergente con un forte lavoro diplomatico del presidente Berlusconi e del ministro Frattini».
È in corso un’offensiva di Israele, come dice il presidente francese Sarkozy, o una difesa di Israele?
«È una risposta a una situazione offensiva di Hamas. C’è chi la può chiamare offensiva e chi difensiva, ma è una risposta a una situazione che doveva cessare. Israele ci ha abituato a risposte anche offensive, senza le quali però, bisogna ricordarlo, sarebbe scomparsa dalle carte geografiche. Possiamo gridare al cessate il fuoco con la diplomazia, ma se la minaccia continua...».
È preoccupato per un’ondata antisraeliana che potrebbe crescere in Italia?
«Incentivare tutte le forme di contrapposizione e bruciare la bandiera israeliana allontana la pace e aggiunge odio a odio.

Per questo c’è una grossa responsabilità morale da parte di quei gruppi politici che appoggiano queste manifestazioni».

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