Spagna, nuovo allarme-deficit e il debito greco è spazzatura

Ancora voci (smentite) di una richiesta d’aiuto all’Ue da parte di Madrid. Banche europee esposte per 600 miliardi. Moody’s taglia il rating di Atene a livello «junk»

Lo stato di salute dei conti pubblici nella euro zona resta in cima all’agenda dei mercati, nonostante le tensioni si siano alleggerite rispetto alle scorse settimane. L’euro ha sfiorato ieri quota 1,23 dollari e le Borse hanno chiuso nuovamente in forte rialzo (+2,6% Milano), incuranti delle nuove voci di una richiesta di aiuti da parte della Spagna, alle prese con un deficit pari all’11,2% del Pil. Fuori tempo massimo per i listini azionari del Vecchio continente è arrivata la decisione di Moody’s di tagliare il rating sovrano della Grecia, declassato a livello junk («spazzatura»), a causa delle incertezze legare all’efficacia dei provvedimenti presi da Atene. A perdere colpi sono state invece la moneta unica e Wall Street. Oggi intanto l’Italia incasserà dalla Commissione Ue l’apprezzamento per la manovra da quasi 25 miliardi di euro varata dal governo.
Anche Madrid ha adottato misure anti-deficit, ma secondo la Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) l’esecutivo Zapatero non sarebbe più in grado di fronteggiare i problemi di solvibilità del Paese iberico. Un bel guaio, considerato il peso della Spagna, che contribuisce al Pil europeo con il 12% contro il 2,5% della Grecia. La situazione sarebbe critica al punto da aver convinto Bruxelles e la Bce dell’urgenza di discutere la messa a punto di un piano di salvataggio entro giovedì prossimo, cioè prima del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo. Sull’articolo della tedesca Faz sono piovute, immediatamente, le smentite: quella del commissario dell’Economia Ue, Olli Rehn, seguita da quelle di Germania e Francia (che si preparano a chiedere al G20 una tassa sulle transazioni bancarie e finanziarie) e della Spagna stessa.
Insomma, l’Europa fa quadrato in difesa di Madrid. Senza però cancellare le preoccupazioni legate al suo debito. Questo nodo potrebbe infatti essere stato toccato nella serata di ieri durante il summit straordinario dei ministri delle Finanze del G7, riuniti in teleconferenza. Tra oggi e domani la Spagna si sottoporrà al giudizio dei mercati con emissioni di titoli a 12 e 18 mesi e a 10 e 30 anni. Anche la Bce tiene la soglia di attenzione rigorosamente alta. In un’intervista, il presidente Jean-Claude Trichet non ha nascosto l’inquietudine per la situazione delle banche spagnole, a causa del deterioramento dei crediti nel settore immobiliare. Non a caso, sette casse di risparmio iberiche, tra cui Caja Madrid, hanno deciso di fondersi per aumentare la propria solidità finanziaria.
Una crisi del settore creditizio iberico rischierebbe di provocare una reazione a catena sul sistema bancario europeo. Un rapporto della Bri si focalizza proprio sull’esposizione degli istituti di Eurolandia in Spagna. Nel complesso, si tratta di oltre 600 miliardi di euro. L’Italia è esposta per meno di 50 miliardi; più allarmante appare la posizione di Francia (206 miliardi) e Germania (167). Al di fuori della euro zona, gli Usa vantano crediti per 140 miliardi e le banche inglesi per 115 miliardi.

Le banche iberiche, in difficoltà nel reperire liquidità sul mercato interbancario, hanno chiesto aiuto alla Bce, da cui hanno ottenuto in maggio 85 miliardi (+15% su aprile). L’Eurotower continua intanto ad acquistare bond governativi: ieri shopping per 6,5 miliardi, da sommare ai 40,5 miliardi di titoli finora comprati. Sulla durata del programma, ancora bocche cucite.

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