Sparatoria in strada, muore per difendere il nipote

TorinoIn questura le bocche sono cucite, ma si respira un clima di ottimismo. La sensazione è che sia solo questione di ore l'arresto dell'uomo che venerdì notte ha ucciso a Torino a colpi di pistola Roberto Palumbo, 50 anni, e ferito il nipote di quest'ultimo, Michele Sannino di 28 anni. Ieri gli interrogatori dei testimoni si sono susseguiti a ritmo serrato. Questa la ricostruzione dell'omicidio, che si è consumato intorno all'una di notte in via Macerata, all'angolo con via Dronero, nel quartiere San Donato: tutto ha avuto inizio con una lite che ha coinvolto Sannino e il killer. I due hanno discusso animatamente per strada, tanto che molti testimoni ricordano i toni di voce particolarmente accesi. Poi, però, Sannino ha chiesto aiuto allo zio. Lo ha chiamato al telefono chiedendogli di raggiungerlo. Palumbo, che abitava non distante in via Bussolone, è arrivato nell'arco di pochi minuti. E a quel punto la situazione sarebbe degenerata. I toni si sono ulteriormente surriscaldati e alla fine lo sconosciuto ha estratto dalla tasca del giubbotto una pistola e si è messo a sparare. Non un colpo, ma una decina. Sei proiettili hanno raggiunto al petto e alle gambe Palumbo, altri due, uno di striscio alla testa e uno alla gamba, hanno ferito il nipote Sannino. Subito dopo il killer è scappato in direzione di corso Umbria. Alla scena ha assistito anche una ragazza incinta che stava rientrando a casa: quando la polizia è arrivata sul posto lei era ancora lì atterrita di fronte al lago di sangue.
Roberto Palumbo è stato portato in ambulanza al Giovanni Bosco, ma i medici non hanno potuto fare nulla per lui. Non sono gravi, invece, le condizioni del nipote che è stato medicato al pronto soccorso del Maria Vittoria: i medici lo hanno giudicato guaribile in una trentina di giorni. Per la Squadra mobile non è stato difficile ricostruire la dinamica dell'accaduto, molto più complesso è ora comprendere il movente di tanta ferocia. Perché quell'uomo aveva in tasca una pistola? Perché ha litigato con quel ragazzo? Ma, soprattutto, perché ha sparato per uccidere? I racconti dei testimoni non sono riusciti a fare luce sui motivi del litigio. Un aiuto potrebbe arrivare dal nipote della vittima: l'uomo però appare reticente a fornire delle spiegazioni. Con gli inquirenti ha parlato a mezza bocca, limitandosi a fornire una descrizione del killer senza però entrare nel merito della lite.


Si è scavato anche nel passato sia di Palumbo sia di Sannino: entrambi in passato hanno avuto qualche piccolo guaio con la giustizia, ma nulla che a distanza di così tanti anni possa indurre a pensare che quanto accaduto in via Macerata possa essere un regolamento di conti.

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