Quando di professione faceva il killer, a farsi tutelare dallo Stato proprio non pensava. E forse per Gaspare Spatuzza detto u tignusu, il calvo, quinta elementare più che sufficiente per ammazzare persone e fare limbianchino, Tar era solo una sigla misteriosa. Invece oggi, per il nuovo Gaspare Spatuzza, assassino pentito portato in palmo di mano da più di una procura per le rivelazioni inedite sulla strage di via DAmelio e per le accuse nei confronti del premier Silvio Berlusconi e di Marcello DellUtri, è tuttaltra storia. Perché proprio il Tar, come di solito avviene per un travet qualsiasi che reclami i suoi diritti, gli ha riaperto le porte allammissione al programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia. Anche se non ha rispettato le regole dello stesso programma, visto che ha lanciato le sue accuse al Cav ben dopo i 180 giorni previsti dalla norma.
Il Tar del Lazio, che ha sospeso il «no» del Viminale allammissione al programma di protezione, non è entrato nel merito delle dichiarazioni di Spatuzza. Ma hanno introdotto un principio nuovo nellinterpretazione della travagliata legge sui pentiti del 2001. Questo il ragionamento: il ricorrente Spatuzza ha fatto dichiarazioni de relato, ha parlato cioè di fatti appresi da terze persone che possono essere chiamate come testimoni; la legge, però, lo obbliga a dire entro 180 giorni solo ciò che sa direttamente; quindi quelle dichiarazioni tardive non possono essere un ostacolo per lammissione al programma di protezione.
Lennesima falla di una norma che già altre volte ha mostrato di non aver fissato i dovuti paletti alle dichiarazioni «a rate». Un precedente proprio al processo DellUtri, in primo grado, lo stesso dibattimento che in appello ha provocato lesplosione del caso Spatuzza. Era il 2003. Un collaboratore di rango, Antonino Giuffrè, fece in aula delle dichiarazioni inedite. I legali di DellUtri si ribellarono. Ma il tribunale, con ordinanza, stabilì che la norma fissa il limite di 180 giorni solo per le dichiarazioni rese al pm o alla polizia giudiziaria. Nessun termine temporale, invece, alle dichiarazioni che si fanno al processo. Ora questa ulteriore apertura del Tar alle dichiarazioni tardive. La sentenza del Tar non comporta lammissione automatica al programma di protezione. Spiega il sottosegretario allInterno Alfredo Mantovano, che della Commissione sui programmi di protezione è il presidente, rispedendo al mittente le polemiche della sinistra che chiede le sue dimissioni: «Il Tar con lannullamento stabilisce che la Commissione medesima si pronunci nuovamente, tenendo conto del contenuto della sentenza». Mantovano ricorda che il Tar ha riconosciuto la correttezza delloperato della Commissione, e che adesso il caso verrà riesaminato, anche alla luce delle nuove sentenze - come quella dappello del processo DellUtri - che hanno riconosciuto le bugie di Spatuzza dando un giudizio negativo sulla sua attendibilità.
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