Caro dott. Lussana, gli ottimi Sirianni e Schiaffino, coi loro «storici» articoli relativi alle cosiddette case chiuse mi hanno melanconicamente rimandato agli spensierati giorni della mia vita universitaria, purtroppo (ahimè!) ormai molto lontani. Tutto quanto descritto così minuziosamente dai suddetti corrisponde esattamente alla realtà, compresa l'accoglienza concessa, a noi sventurati studenti che venivamo «da fuori» (ed in particolare a me, ponentino rivierasco, che aveva trovato alloggio in vico delle Monachette) di andare a studiare al caldo e prepararci agli esami passando sotto le forche caudine di quei professori di allora, indimenticabili e di assoluto valore. Senza togliere alcunché agli attuali, ma come non ricordare veri «maestri» del diritto quali l'esimio costituzionalista Cereti, i coniugi Lucifredi (in particolare la gentile consorte che ci terrorizzava in Istituzioni del diritto romano...), Castello, Dominedò, Chiaudano, Uckmar, Bo, Conso ecc. ecc., tanto per citare i più noti.
Qualche amico, che non mastica il latino, mi ha chiesto cosa significasse la «famosa» massima iscritta sul portale del «Lepre»: la traduco rigorosamente in stile maccheronico «Qualsiasi cosa che fai di buono offrilo a, o meglio più castamente, al Dio». Vorrei nel contempo far notare al dott. Sirianni un piccolo lapsus in cui è incorso relativamente all'Agu presieduta da Alfredo «the Voice» Provenzali: l'acronimo esatto corrispondeva a Associazione Genovese (e non Goliardica) Universitaria.
Ed «in nomine Bacci, Tabacci Venerisque» molto cordialmente saluto Lei, gli articolisti - che ringrazio sentitamente per il ricordo... - e tutti i vetero-goliardi del bel tempo che fu e che spero si rinnovino negli universitari di oggi (per la verità temo con scarsi risultati!!).