Captain America lotta contro il Soldato d’Inverno

La prima ora del nuovo Capitan America è, per certi versi, spiazzante. Ma dimenticatevi le variazioni comiche alla Iron Man e spazio alla epicità connaturata con simili eroi

Captain America lotta contro il Soldato d’Inverno

La prima ora del nuovo Capitan America è, per certi versi, spiazzante. Fin dalla sequenza iniziale, si ha la sensazione che la Marvel si sia decisa a perlustrare lidi e strade diverse per rivitalizzare una delle icone più importanti nell'immaginario collettivo. Si viene calati in una spy story costruita apposta per strizzare l'occhio anche ad un pubblico non amante dei fumetti, quasi con atmosfere da giallo politico anni '70, e che la presenza, non casuale, di Robert Redford sembra suggellare, vista la sua cinematografia passata. Un tentativo riuscito per sessanta minuti, dovendo anche fare i conti con la mancanza del fascino retrò del primo episodio, ma poi inspiegabilmente messo da parte in una seconda parte che prende a piene mani dal mondo dei fumetti, dimenticandosi le suggestioni iniziali. Poco male, però. Dimenticatevi le variazioni comiche alla Iron Man e spazio alla epicità connaturata con simili eroi, senza tralasciare il fatto che questa è una evidente pellicola di transizione (non a caso, si dà più spazio a Steve Rogers che non a Capitan America) verso il prossimo The Avengers, Age of Ultron.

Il film riparte dall'ultimo The Avengers, con il nostro «Cap» scongelato e ormai calato nella quotidianità di Washington. C'è crisi, però, nello Shield e la minaccia si allargherà a macchia d'olio costringendo Capitan America ad allearsi con Vedova Nera per smaschera una cospirazione che sembra ritorcersi contro di lui. Al duo, si unirà anche il simpatico Falcon, ma il vero nemico è il terribile Soldato d'Inverno, colpo a sorpresa per chi non conosce la storia a fumetti.

La sceneggiatura mixa perfettamente tutti i personaggi, memore della ricetta fortunata di The Avengers. Del resto, la Johansson è in gran forma e il duo Jackson & Redford è una spanna sopra la media. Pazienza, dunque, se «Cap» Chris Evans si sforzi inutilmente di trovare varianti alla sua monoespressività.

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